Tre giorni a Lione
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Arriviamo a Lione dopo un volo di un’ora e quaranta da Napoli. E' già sera e impieghiamo circa due ore per raggiungere il nostro b & b (!), dopo aver preso il trenino della Ronhexpress (circa 16,00 euro a testa per il biglietto) e la metro C per raggiungere la Croix Rousse.
Il quartiere,
costellato di negozi demodè, posto su una delle due colline che abbracciano la città, ci appare quasi
deserto. Sono tutti scesi verso la Saona per assistere alla Fete de Lumières che, da anni, accende Lione nel mese di dicembre, rifacendosi ad antiche usanze seicentesche.
E’ il 7 dicembre, la Festa raggiungerà
il suo culmine la sera successiva, quando una moltitudine di candele galleggianti inonderà le
acque del fiume e i cittadini accenderanno lumi sui davanzali delle
finestre. C’è un’atmosfera vivace, le strade sono piene, una vera invasione.
Scendendo a piedi dal quartiere della Croix Rousse (circa 2,9 km fino alla Place des Terreaux) sono piuttosto colpita dalla sporcizia e dal disordine dei chioschi che vendono vin brulé. Nei giorni mi sono fatta l'idea che, se pure Lione attrae ogni anno - proprio grazie a questa Festa - 4 milioni di visitatori, la sua vocazione non è prettamente turistica. I lionesi sembrano persone concrete, dedite ai commerci, esattamente come cinquecento anni fa, quando la città fiorì in tutta la sua bellezza e importanza.
Scendendo a piedi dal quartiere della Croix Rousse (circa 2,9 km fino alla Place des Terreaux) sono piuttosto colpita dalla sporcizia e dal disordine dei chioschi che vendono vin brulé. Nei giorni mi sono fatta l'idea che, se pure Lione attrae ogni anno - proprio grazie a questa Festa - 4 milioni di visitatori, la sua vocazione non è prettamente turistica. I lionesi sembrano persone concrete, dedite ai commerci, esattamente come cinquecento anni fa, quando la città fiorì in tutta la sua bellezza e importanza.
Il quartiere della Croix Rousse, caratterizzato da case con altissimi finestroni, utili ai canuts
per lavorare al telaio, non mi appare particolarmente suggestivo. Qui si è fatta la storia, quando, nel 1831,
partì la prima rivolta dei lavoratori della seta, stanchi di essere sfruttati e
sottopagati. Il Museo de Canuts (2,00 euro l’ingresso) vale una rapida visita
per la vicenda che racconta, ma non aspettatevi nulla di indimenticabile. In
zona, è possibile raggiungere il Muro de
Canuts, il più grande murales d’Europa, con cui è stata ingentilita l’orribile facciata
di un alto palazzone moderno. Bello e ben tenuto, è davvero di grandi
dimensioni.
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Muro de Canuts |
Il centro città,
con i suoi negozi e le sue vetrine scintillanti, appare in pieno restyling,
anche se non ha molto della rigorosa bellezza di altre metropoli europee.
Ma poi, in definitiva, qual è il vero centro
di Lione? La sua storia inizia circa 2000 anni fa sulla collina di Fourvière
per volontà dell’imperatore Augusto, che ordinò a Munazio Planco di disegnare
il primo tracciato di quella che diverrà poi Lugdunum, la Lione gallo-romana. I
romani, poi, a causa delle difficoltà nell’approviggionamento di acqua, scesero
verso i fiumi ed è lungo l'argine della Saona che fiorì, sviluppandosi, l’attuale città.
Patrimonio dell’Unesco,
la Vieux Lyon è molto suggestiva:
appare come una lunga strada che costeggia il fiume, ai piedi della
collina di Fourvière.
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Vieux Lyon |
Ricchissimo di
storia, coi suoi palazzi cinquecenteschi di quattro, cinque piani, è il più
grande quartiere rinascimentale d’Europa ed è caratterizzato dai traboules (passaggi coperti), che
attraversano i palazzi da una via a un’altra e che, all’epoca, venivano usati per
favorire il passaggio delle merci. Bellissima, la zona è perfettamente
conservata, coi suoi colori ocra e rosato, il suo acciottolato, le facciate
spettacolari delle antiche dimore di nobili e banchieri. Bisogna sbirciare nei cortili per afferrare lo spirito del tempo, per immaginare i nobili
salire - nelle loro calzamaglie variopinte! - le scale tortuose, affacciandosi ai
balconi che davano sulle corti interne.
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Palazzi rinascimentali |
La zona é piena di
bistrot, bouchon (ristoranti tipici, con tovaglie a quadretti ed atmosfera vintage) e ristoranti che sono, spesso, trappole per turisti. Lione è
molto cara, viverla nel periodo della Festa delle Luci vuol dire pagare il
doppio del prezzo abituale (comunque alto), sia per dormire che per mangiare. Resta però, soprattutto in questa zona, l’incanto
dell’architettura, che trova la sua massima espressione, in termini di
importanza storica, nella Chiesa di Saint
Jean, gioiello medioevale ristrutturato, a mio avviso, in modo un po’ troppo
‘puntuale’, quasi da rubarne l’essenza.
La Presqu’ille
(patrimonio UNESCO dal 1999), al cui centro sorge la vecchia Lione, è l’isolotto
strappato dagli abitanti alle furie dei due fiumi tra cui sorge, il Rodano e,
appunto, la Saona. Il suo cuore è Place
des Terreaux, bellissima piazza caratterizzata dalle cupole in ardesia dell’Hotel De Ville e dall’imponente Museo delle Belle Arti, che merita senz’altro
una visita per la quantità di opere esposte, molte delle quali furono sottratte
dai rivoluzionari ai nobili ghigliottinati durante il periodo del Terrore.
Godersi un bel caffè ai tavolini dei bistrot che costeggiano questa piazza, può
essere un vero piacere anche a dicembre, se si ha la fortuna di trovare, come è
capitato a noi, un tempo mite e un sole piacevole. Le luci della Festa, in Place des Terraux, la sera dell’otto dicembre, sono state uno spettacolo magnifico,
imperdibile.
La Lione moderna, dove convergono i due
fiumi, è stata tirata su in un ventennio ed ha, dalla sua, il fascino di
costruzioni avveniristiche, con i due Cubi e un enorme centro commerciale. Tutto appare in continua evoluzione e la
passeggiata lungo la banchina di questo ex quartiere portuale può essere
davvero gradevole.
Sono molti altri
i Musei da vedere in città (tra cui quello dei Fratelli Auguste e Louis Lumière, piuttosto decentrato) e tante le attrattive: oggi
sceglierei, per partire alla scoperta della terza città di Francia, un hotel nella
vecchia Lione, zona più interessante e sicuramente più comoda.
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Ancora la Saona |
Lione è, in ogni
caso, una città che funziona: i suoi mezzi pubblici arrivano in orario,
la metro è molto comoda per raggiungere i vari punti di interesse, i tempi di
attesa sono limitati, l’organizzazione (penso alla funicolare che conduce alla
collina di Fourvière) davvero impeccabile. A proposito dell’antica Lugdunum e
del periodo gallo-romano, il Teatro romano che vi
sorge (in verità sono due, uno, più piccolo, era destinato al canto e alla poesia),
unitamente al Museo, merita senz’altro
una visita. Un tempo, esso ospitava giochi gladiatori e corse con i carri,
ed era espressione del potere di Lugdunum e della sua grande ricchezza, con i suoi
50.000 abitanti (assai numerosi, per l’epoca).
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Scendendo dalla Croix Rousse verso Place des Terraux |
Salire sulla
collina vale la pena anche solo per godere di una magnifica vista sulla città,
così bella morfologicamente, frutto di una evoluzione storica che le ha consentito
di progredire oltre gli argini, sempre però aggrappata alla vita dei suoi
fiumi.
In conclusione, ho trovato Lione contraddittoria ma molto affascinante, da visitare però in altri periodi dell'anno, così da trovarla meno "invasa" turisticamente. Comunque efficiente e ben organizzata, non è una città che strizzi l'occhio ai visitatori, nonostante tutto. Si fregia di appartenere al suo passato glorioso e ai suoi abitanti, che ne vanno fieri.
Merita senz'altro una visita perché è piena di energia, di movimento, di antica bellezza.
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Tipico bistrot di Lione |
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