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Visualizzazione dei post da febbraio, 2014

Francesca Spada o della disillusione di partito

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Sulla porta di casa sua figlia l’ha inseguita e le ha stretto le gambe all’altezza delle cosce. I bambini sentono sempre ciò che sta per accadere. Ora sale verso i Camaldoli, lungo i tornanti trafficati. Lancia uno sguardo ai muretti a secco invasi dalle erbacce, alle scritte che inneggiano all’amore libero. La conosce: è la sua Napoli in disuso, stanca come una vecchia in pantofole. Francesca guarda ogni cosa senza disgusto,  come se non la riguardasse più. E’ bella ancora, la ruga tra le sopracciglia non appesantisce il suo sguardo, curioso come quello di un bambino. Fa caldo, nonostante l'estate sia ancora lontana. E’ un giorno di ricorrenze e giaculatorie nelle chiese. Sente le mani incollate al volante. Sudano come quelle di sua figlia quando gliele ha strette sulla porta di casa dicendole: Torna subito . Un ragazzo in motorino le taglia la strada, tra le labbra gli penzola una sigaretta, frena bruscamente e  alza le mani in segno di scusa. Il rumore stridulo del

Hannah Arendt e Martin Heidegger: un amore a senso unico

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Appare difficile immaginare Hannah Arendt tra le braccia di Martin Heidegger. Innanzitutto per la differenza di età che c'era tra di loro;  poi perché il filosofo non era quel che si dice 'un uomo attraente'. Era, però, il suo professore all’università, navigato amatore di donne, che seduceva per vanità e per celia. Le propose subito un rapporto ben congegnato, fatto di incontri clandestini nell’appartamento dove la ragazza viveva, perché lui era sposato e sua moglie (che, nelle lettere pervenuteci, a lei indirizzate, chiamava ‘amata mia’ ), non aveva un carattere facile.  Hannah era un ragazza dagli occhi malinconici e intensi, che non passava inosservata: precoce e intelligente, metteva in soggezione chiunque la conoscesse. Eppure sedurla, da parte del navigato professore, non fu difficile. Heidegger aveva trentacinque anni e manifestò sin da allora, e proprio nei confronti di Hannah, il tratto più caratteristico della sua personalità: amava esercitare un potere su

Per gentile concessione di Angelo Imbriani - La Shoah e la memoria

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Chi non ricorda la propria storia è destinato a riviverla [di Angelo Imbriani] In questi giorni esce un libro di Elena Loewenthal, una scrittrice italiana ed ebrea, che si intitola Contro il giorno della memoria. La Loewenthal spiega così questo suo volume: il giorno della Memoria è figlio delle istituzioni che lo hanno ideato ed è un figlio che assomiglia in tutto ai genitori: è noioso, è ricattatorio, è retorico, cerca lo spettacolo, bada all’”immagine”. Sarò sincero: condivido pienamente queste parole e se sono qui è solo perché penso che si possa e che si debba vivere in ben altro modo, specie nelle scuole, questa giornata. E mi sforzerò, per quanto mi riesce, di dare un contributo in tal senso. Certo, il motivo che ha portato a istituire questa celebrazione non si può non condividere: dobbiamo impegnarci affinché quel crimine, quell’orrore non si verifichi mai più. E perché questo mai più si avveri noi dobbiamo conservare e coltivare la memoria. “Coloro che non ricordano la