'Un uomo temporaneo' (di Simone Perotti) e la delega al sistema
Un romanzo sulla gentilezza. Sul darsi senza chiedere nulla in cambio. Sul ‘donarsi’ quale strumento di felicità. Questo, ma anche tanto altro, c’è dentro a ‘Un uomo temporaneo’ , l’ultima pubblicazione di Simone Perotti per i tipi di Frassinelli (maggio 2015). Gregorio è un impiegato modello. Tutti i giorni, per raggiungere l’azienda dove lavora, percorre una stradina di campagna. E’ felice, centrato, ama cucinare; è un figlio attento, amorevole, capace di considerazione esterna. Eppure, un bel mattino, si ritrova sulla scrivania una lettera di sospensione. I motivi sono nebulosi, si capisce che, dietro a tutto questo, c’è una manovra di ridimensionamento del personale da parte dell’azienda. Ma Gregorio – che viene preso d’occhio dai sindacati, pronti a strumentalizzare la sua situazione – è capace di reinventarsi un ruolo, libero come in fondo è diventato (gli viene tolto ogni incarico, viene privato anche della sua scrivania) o come, in sostanza, è sempre stato. La sua presenza, il