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Visualizzazione dei post da settembre, 2013

L'Italia oggi

Shabby style

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Lo stile Shabby! Lo trovo incantevole. La bellezza straordinaria dell'oggetto utilizzato da altri; della coperta sdrucita, dell'ammaccatura vintage, dei segni e dei solchi nei mobili. Lampadari, sgabelli, lampade, tappeti. Trovo utile (ed ecosostenibile) lo stile shabby: è low cost, nasce sotto il segno del riciclo, del riutilizzo e del non-spreco. Mestoli, tovaglie, caraffe; librerie, libri, oggetti vissuti, quadri dagli anni cinquanta, sedie della Mitteleuropa. Una passione... Oggetti che si possono recuperare dai rigattieri, per pochissimo prezzo; che si possono reinterpretare e riscrivere. Qui e di sotto, il b & b L'Epicerie, ad Aix En Provence, dove ho soggiornato. In perfetto stile shabby!

Anna de Noailles

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ANNA

Jovanotti Quando sarò vecchio

Tina

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Follia?

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Le visite ad Arles e a Saint Remy m'hanno fatto appassionare a Van Gogh. Vidi un suo quadro, "I mietitori di grano", al Museo D'Orsay, a Parigi, moltissimi anni fa. Nulla di ciò che era esposto lì era paragonabile a quel piccolo dipinto, che attrasse subito il mio sguardo. Poi, Van Gogh, l'ho incontrato di nuovo ad Amsterdam, al Rijksmuseum. Ma lui non amava affatto l'Olanda e quelle sale, piene del suo genio, mi confusero: poi, solo dopo, ho capito perché. Van Gogh è un autore che va preso a piccole dosi. I suoi colori, la luce accecante dei suoi quadri, fanno davvero male. In realtà, ferisce l'acutezza del suo sguardo senza filtro. (L'espressionismo, di cui fu un anticipatore, fu in questo guardare al mondo senza patetico, per poi restituircelo intero, con l'unica mediazione della sua sensibilità). Ho avuto la fortuna di leggere "Follia?", di Giordano Bruno Guerri. Consiglio a tutti questo bellissimo libro, che si fa leggere e a

Dal blog di Simona Vinci - intuttisensi.wordpress.com

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Mi ha molto colpito questo post, pubblicato sul blog della scrittrice italiana Simona Vinci ( In tutti i sensi ). Mi ha fatto bene leggerlo, e non solo perché stimo questa autrice. Buona lettura. "In questi giorni sto preparando una valigia per un soggiorno di una settimana lavorativa negli Stati Uniti: University of Wisconsin-Madison, incontri-lezioni con studenti americani di Letteratura Italiana, reading, eccetera. Non è che mi servano poi tante cose, io cerco sempre di viaggiare leggera, ma la valigia pesa lo stesso tantissimo. Più degli oggetti materiali (vari I-qualcosa presi in prestito per l’occasione, inseparabile macchina fotografica, e-reader, piastra per capelli, scarpe di ricambio, copie dei miei libri) pesano gli stati d’animo e i sentimenti: ansia, angoscia, paura e soprattutto una specie di fastidiosissimo, strisciante, senso di colpa. Ho un bambino di quasi undici mesi ed è la prima volta, da quando è nato, che dormirò in un posto che non è quello in cui d

Alain Bashung - Osez Joséphine

Sisifo

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Ma come avranno fatto gli altri ? Quelli prima di noi, intendo. In questo cimitero di croci e nomi, dove avranno trovato ancora spazio per la vita? In che modo hanno resistito, opposto ragioni, retto tutta l'insostenibile leggerezza dell'essere? Mi piacerebbe esser certa che, nella molteplicità di certe anime, meno semplici e meno lineari, ci sia una potenziale (vera) unità. E sapere che, senza dubbio, l'irrequietezza ha il solo scopo di consegnarci a ciò che siamo realmente, ossia all'unicità.

Aritmeticamente

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Oggi nessuna saggezza può pretendere di dare di più. La rivolta cozza instancabilmente contro il male, dal quale non le rimane che prendere un nuovo slancio. L'uomo può signoreggiare in sé tutto ciò che deve essere signoreggiato. Deve riparare nella creazione tutto ciò che può essere riparato. Dopo di che i bambini moriranno sempre ingiustamente, anche in una società perfetta. Nel suo sforzo maggiore l'uomo può soltanto proporsi di diminuire aritmeticamente il dolore del mondo.  Albert Camus (L'uomo in rivolta, Bompiani, Milano 1951, p.331)

Coltiva il tuo giardino

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Petrella (CB) è una piccola comunità di circa 1.300 abitanti. Carmine Gasbarrino è un amico con cui spesso mi sono trovata a condividere discorsi e ragionamenti su come 'amare il mondo' e difendere ciò che di buono qualcuno ha costruito prima di noi, per riconsegnarlo a chi ci sarà dopo, se possibile, migliorato. Carmine vive a Petrella con la famiglia (ha due splendide bambine) e, come mi ha raccontato, la motivazione che lo spinge a restare nel paese dove è nato è "la relazione profonda che si instaura tra gli abitanti e il territorio". "Quando il contesto è così intimo, tutto ti lega al luogo, non solo le persone, ma anche e soprattutto i singoli posti: la piazza, la fontana, la chiesa, quell'albero...è un'interconnessione che tiene tutto insieme e che si regge fin quando ogni elemento sostiene l'altro. Nel mio caso, ho avuto la fortuna di rimanere a vivere qui insieme a tante altre coppie di miei coetanei che hanno fatto la stessa scelta. Si trat

Cuento chino.

 Un capolavoro, una sveglia, un bellissimo film.

ZAZ. trop sensible

Il ballo, di Irene Nemirovsky

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Un ballo, l'ingresso nella borghesia che conta. Lei è un' ex dattilografa che da sempre invidia i ricchi e lui un ebreo divenuto potente attraverso le speculazioni di borsa. Nel mezzo, innocente, la loro unica figlia, nata per caso e, forse anche per questo, mai amata. Il ballo è previsto per le nove di sera nella grande casa appena acquistata dai genitori di Antoinette. Sarà, secondo i loro desideri, solo l'inizio di una vita da consacrare alla mondanità, alla fatuità, al benessere. Ma qualcosa sfugge agli stessi coniugi, li mangia da dentro, rendendoli crudeli. In questa vicenda, dalla trama apparentemente banale, splende tutto il genio e lo sguardo di una scrittrice che il destino ha voluto strappare alla fama troppo presto. Presto, ma non per sempre. La vita di Irene Nemirovsky finì in tragedia, così come tragico e pessimista fu il suo sguardo sull'animo umano. La morte per tifo la colse ad Auschwitz. Aveva però fatto in tempo a consegnare alle figl
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Amen

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(...)"Nel mezzo cinquant’anni di vita insieme, tra successi, momenti d’incertezza e depressione, tra le bestemmie di Fellini e la devozione religiosa della Masina “tutta casa e chiesa”. Il difetto più grande di Federico, semmai, Giulietta l’ha digerito in silenzio. Il regista di Amarcord non sapeva stare lontano dalle donne, quelle femmine giunoniche che amava rappresentare sul grande schermo, così lontane dalla figura esile di sua moglie. Per trentasei anni tra i due sposi ci fu la presenza costante, poco ingombrante e mai dichiarata, della farmacista Anna Giovannini, dal maestro ribattezzata Paciocca. Non fu l’unica, probabilmente, ma delle altre non si disse mai nulla pubblicamente sino alla morte di Giulietta. Donne belle, bellissime, ma che furono con Fellini solo il tempo di un bacio o di una notte, che non avrebbero mai potuto sostituire la “sua” Giulietta: «Il nostro primo incontro io non me lo ricordo, perché in realtà io sono nato il giorno in cui ho visto Giulietta p

Lo stesso mare

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Adesso è qui, davanti al mare.  Lui guarda le onde da un punto più lontano, ma è lo stesso.  La storia del Candido è quella di chi ha amato credere, con entusiasmo, a qualcosa di invisibile agli occhi.  Invece questo mare è reale, almeno fino al filo dell'orizzonte.