"Il giovane favoloso", di Mario Martone
Per tutta la durata del film vaghiamo inquieti da Recanati fino a Napoli, nel buio dei vicoli, tra i lazzari: con noi, un 'ragazzo favoloso', accompagnato da Antonio Ranieri, suo alter ego, spalla, sostegno, sempre affianco. Poi, alla fine del film, siamo sotto le pendici del Vesuvio, quando a Leopardi è chiara la visione di se stesso - e di noi tutti - così minimi e perduti: piante di ginestra, che lottano, s'arrampicano, esplodono al sole. Un bel film, con qualche ombra e forse non all'altezza di 'Morte di un matematico napoletano', ma l'imperfezione lo rende ancora più struggente. Ricordo alcune frasi di Citati, a proposito di Leopardi , nella biografia che gli dedicò anni fa e che trovai complicata e ostica da leggere, per addetti ai lavori. Ma la descrizione del poeta, fatta da Citati, era da brividi. Quel suo esser capace di far sentire gli altri 'importanti', riflesso della sua grandezza solamente : gentile anche di fronte alle mesc