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Visualizzazione dei post da 2012

Possibilità

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"Poichè ho deciso di restare qui, è bene che io attui tutte le strategie possibili per sfuggire alle leggi generali e agli inganni attraverso cui ci si illude di poter vivere. E' un mio dovere preciso. Non lotterò, non fuggirò. Sentirò il flusso, il territorio e il luogo".

Un viaggio

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Stessa radice - viaggio e amore -, stessa ripartenza, medesimo coraggio, ombra che nasconde l'ignoto. Topkapi, Istanbul Istanbul, Moschea blu

Parlando ieri sera di Tolstoj

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...Voleva intuire cosa cercasse Tolstoj quando con impeto giovanile lasciò il mondo ovattato di Jasnaja Poljana: il ritorno alle contrafforti boscose della strada per Vedeno e Shatoi; i pendii dove si nascondevano i ribelli dell'Imam Shamil, ricoperti di abeti e sterpi. Sarà stato il ritorno alle origini della sua vocazione di scrittore a dargli coraggio nelle ultime ore della sua evasione, in un vano sforzo di fuorviare Sof'ja e gli onnipresenti gendarmi dalla casacca azzurrina? La morte lo raggiunse ad Astapovo, nella modesta abitazione di un capostazione, con in tasca un biglietto di terza classe. Juan Goytisolo - Oltre il sipario

Franz e Yair, ovvero della paura di amare

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"E' un fuoco vivo, quale non ho mai visto" (Franz Kafka su Milena). Sara’ stato lo stesso del ritratto della Wulz, il viso di Myriam, com’era quando Yair la vide, per la prima volta,  nel cortile della scuola. Difficile entrare nella mente complessa di due scrittori di talento. Scoprire il punto in cui le loro sensibilità convergono. Ma Grossman ha pensato a Franz Kafka nel momento stesso in cui ha deciso di scrivere ‘Che tu sia per me il coltello’ (frase tratta, appunto, da una lettera di Franz a Milena Jesenska) per raccontare la paura di amare. E per dire, ancora, quanto coraggio occorra per toccare veramente l’anima – e il corpo- di un altro essere umano. Dunque lei, nel romanzo di Grossman, la donna intravista nel cortile della scuola: il suo sguardo, la ferita dello sguardo, che a lui – che della stessa effrazione soffre e porta i segni – non sfugge. Ne rimane folgorato. Le chiede di poter ‘stare’ con lei, in un rapporto puramente epistolare. Di

Faber

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Laudate dominum Laudate dominum Laudate dominum Voce: Forse fu all'ora terza forse alla nona/ cucito qualche giglio sul vestitino alla buona/ forse fu per bisogno o peggio per buon esempio/ presero i tuoi tre anni e li portarono al tempio/ presero i tuoi tre anni e li portarono al tempio./ Non fu più il seno di Anna fra le mura discrete/ a consolare il pianto a calmarti la sete/ dicono fosse un angelo a raccontarti le ore/ a misurarti il tempo fra cibo e Signore/ a misurarti il tempo fra cibo e Signore./ Coro: Scioglie la neve al sole ritorna l'acqua al mare/ il vento e la stagione ritornano a giocare/ ma non per te bambina che nel tempio resti china/ ma non per te bambina che nel tempio resti china./ Voce: E quando i sacerdoti ti rifiutarono alloggio/ avevi dodici anni e nessuna colpa addosso/ ma per i sacerdoti fu colpa il tuo maggio/ la tua verginità che si tingeva di rosso/ la tua verginità che si tingeva di rosso./ E si vuol dar marito a chi non lo voleva/ si bat

Landslide

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I took my love, i took it down/ climbed a mountain and i turned around/ and i saw my reflection in the snow covered hills/ 'til the landslide brought it down/ oh, mirror in the sky/ -what is love? -can the child within my heart rise above? -can i sail thru the changin' ocean tides? -can i handle the seasons of my life? i don't know/ well, i've been afraid of changin/' 'cause i've built my life around you/ but time makes you bolder/ even children get older/ and i'm getting older too/ oh, take my love, take it down/ climb a mountain and turn around/ -and if you see my reflection in the snow covered hills/ well the landslide will bring it down/ -and if you see my reflection in the snow covered hills/ well the landslide will bring it down/ the landslide will bring it down... Fleetwood Mac
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Mark Ryden ".....Che sia tutto qui, nella palude nel giorno grigio, nell'onda smorta tutto qui il senso / inaccettabile corsa senza dove e la domanda è sempre come fare a tagliare il cerchio nella sua parte esatta per ricominciare".

Dolcezze

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Si scosse, ancora stordito dall'orgasmo, per rispondere a una telefonata. Si sciolse dall'abbraccio di lei, annaspò nel buio alla ricerca del cellulare.  Il display lampeggiò a lungo, un pallido riflesso sulla testiera del letto. Quello era l’unico albergo subito dopo l’uscita dalla tangenziale, il più vicino all’ufficio. Era sua moglie. Le disse S ono occupato.  Poi aggiunse: Abbi solo un po’ di pazienza, tra un'ora sarò a casa. La luce penetrava tra le persiane, lei vedeva il profilo del suo petto. Vi passò sopra le dita, lentamente. Per vincere l'imbarazzo, scivolando fuori dall’abbraccio e dal groviglio delle lenzuola, lui controllò che la chiamata fosse terminata e poi disse: - Mi ha chiesto dove fossi . Lo specchio dinanzi al letto rimandava le loro immagini deformate dalla penombra. Una gamba, un braccio; il nero dei capelli di lei che macchiava il cuscino. S’era vista riflessa, per un attimo, mentre facevano l’amore. La schiena di lui, curva e mag
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"Fa parte della natura umana costruire le più complicate gabbie di regole e regolamenti in cui rinchiudere se stesso, e poi, con la stessa ingenuità e gusto, spremersi il cervello su come riuscire a sfuggirne di nuovo".

Sappiamo?

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"Sappiamo cosa significhi amare? O conosciamo solo il piacere e il desiderio, che chiamiamo amore? Si dipende dalla propria moglie, si ama la propria moglie ma, se lei muore, se ne prende un'altra, tanto grande è la dipendenza. Non ci si chiede mai perchè si dipenda da un altro (...). Se esaminerete bene la cosa, vedrete come siete soli, depressi, come siete frustrati e infelici. Non sapete cosa fare con questa solitudine, che è una forma di suicidio. E così, non sapendo cosa fare, dipendete (...). Ma, se amate, allora potete fare ciò che volete. Per l'uomo che ama, non esiste errore - o, se c'è un errore, lo corregge immediatamente. Un uomo che ama non ha gelosia, rimorso; per lui non esiste perdono, perchè in nessun momento ci sono cose da perdonare. Tutto ciò esige grande attenzione, sollecitudine, penetrazione". J.Krishnamurti

Due donne

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"(...) 'Che ne diresti se ci incontrassimo per parlare? Non della dieta di Boaz o delle medicine che deve prendere (cerco davvero di fare in modo che non se le dimentichi. Faccio del mio meglio, ma non sempre ci riesco. Conosci anche tu quella sua testardaggine che assomiglia allo sprezzo ma in fondo è più indifferenza che disdegno, no?). Potremmo parlare di tutt'altro (...)'. A questa lettera, che l'aspettava nella sua casella postale, Osnat ha deciso di non rispondere (...). Si è allontanata dalla finestra e si è seduta composta sul divano, le mani in grembo e gli occhi chiusi. Presto sarebbe giunta la sera e lei avrebbe ascoltato musica leggera alla radio, leggendo un libro (...). Dormiva notti senza sogni e si svegliava sempre prima che suonasse la sveglia. La svegliavano i piccioni".  Amos Oz - 'Tra amici'

I piedi del viandante - Giovane Holden Edizioni.

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"...Una raccolta di poesie come un invito al viaggio (...). Perché al di fuori del cammino non c’è felicità: solo chi si muove offre al destino possibilità nuove, forgia il proprio animo nell’incontro con l’altro ... soltanto così, come dice Indra, i piedi del viandante diventano fiori. Le poesie di Tullia Bartolini tracciano una carrellata di luoghi e città che è soprattutto trafila di ritratti, caleidoscopico universo di ricordi, sensazioni, intuizioni e percezioni di un qualcos’altro di ineffabile ma essenziale alla vita, al nostro passare e non restare (...). Ed ecco che ogni viaggio non è altro che un allenamento per l’ultimo viaggio, l’amore è un acconto sulla morte, è malinconia di un bacio distratto (...). Nonostante l’onda ruvida del tempo ci consumi a poco a poco, il nostro paradiso è a un passo, uno soltanto avanti a noi: limite invalicabile come l’orizzonte, diviene la bussola del nostro cammino, il mezzo che ci realizza come esseri umani - zingari, barbari e t

Pietro a Lucrezia

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“Est animum”, consuma l’anima.

Max

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Quel che fa paura/ come i tasti estremi del pianoforte come le falangi delle dita quando la mano è magra, prima della morte. Quel che fa paura/ come quelle strade in salita sbarrate soltanto dal cielo da quelle dita. Quel che fa paura/ come le scale di legno di gialle cantine come le statue di marmo nelle chiese come le donne nude e distese, viste dal rosa di tendine. Quel che fa paura/ come la scia di un benzinaio aperto, nelle strade di deserto americano come i fulmini senza tuono di primavera rumena dove il povero è buono e il cattivo non piega mai la schiena. Quel che fa paura/ quel che fa paura... Quel che fa paura/ come il giallo lampeggiante dopo l'ora di cena come l'ora di cena quando il giallo lampeggia e non hai neanche il pane da mangiare. Quel che fa paura/ come un battesimo bianco consumato nel fango come una cresima dal sapor di buco nero e di nozze ammazzate gridando "non aver paura, non aver paura". A un bambino queste cose son lontane come sal

Rilke

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Denn das Schöne ist nichts als des Schrecklichen Anfang, den wir noch grade ertragen, und wir bewundern es so, weil es gelassen verschmäht, uns zu zerstören. Ein jeder Engel ist schrecklich.

vade-mecum

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Tenere un profilo basso. Togliere il superfluo. Eliminare gli orpelli. Saldare il cerchio ermetico. Usare parole pulite. Arrivare al centro. Sollevare bene il viso.

Eri con me

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http://www.youtube.com/watch?v=4CIO-54iwYg

- alla fine -

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Io vorrei arrivare fino al preciso fondo dei tuoi occhi scuri scoprirvi la linea di un orizzonte inesistente perdermi dentro quel nada varcare la buia soglia del niente affidarmi all'istinto e cedere finalmente.

Scrivendo - e leggendo - di streghe

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"L'alchimia è la sola pratica religiosa che abbia arricchito realmente la nostra conoscenza del reale". L.Pauwels

AMOUR - una recensione.

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"Anne e Georges hanno tanti anni e un pianoforte per accompagnare il loro tempo, speso in letture e concerti. Insegnanti di musica in pensione, conducono una vita serena, interrotta soltanto dalla visita di un vecchio allievo o della figlia Eva, una musicista che vive all'estero con la famiglia. Un ictus improvvisamente colpisce Anne e collassa la loro vita. Paralizzata e umiliata dall'infarto cerebrale, la donna dipende interamente dal marito, che affronta con coraggio la sua disabilità. Assistito tre volte a settimana da un'infermiera, Georges non smette di amare e di lottare, sopportando le conseguenze affettive ed esistenziali della malattia. Malattia che degenera consumando giorno dopo giorno il corpo di Anne e la sua dignità. Spetterà a Georges accompagnarla al loro 'ultimo concerto'. "Diventare vecchi è insopportabile e umiliante" scrive Philip Roth in "Everyman", uno dei suoi romanzi più dolenti e implacabili intorno alla senili

Simone

"Simone la conobbi a Roma. Era molto bella, come tutte le donne che possiedono quell' indecifrabile fascino che viene dal pensiero e dalla parola colta. Questo charme assoluto è quasi impossibile da far capire alle nostre bambolone televisive, tutte seni e sederi, che ci propinano dal video le sole 100 parole che conoscano". M.A.Macciocchi

Lo specchio

"E in Barbara, adesso, vedeva tutto ciò che, a lungo, aveva combattuto dentro di sé, senza neppure capirlo. La vertigine della ferita, quel pretendere amore senza conoscerlo , il delegare agli altri le scelte e la prigionia delle rassicurazioni (...). La osservava ogni volta andar via, dopo l'amplesso, col passo rinfrancato di chi non ha piu' torto. Riconosceva allora se stesso e si rendeva conto di aver sempre voltato le spalle, negli anni, a ciò che non riusciva a comprendere, come se l'incapacità di evolvere - e il suo torto - stessero sempre dalla parte di ciò che abbandonava. Lei lo avrebbe fatto soffrire (lo aveva già messo in conto), ma lui le avrebbe dato il suo cambiamento e avrebbe, finalmente, visto se stesso, intero, nello specchio". E.Calvados

Un desiderio fortissimo

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"(...) Dobbiamo capire che non tutti gli esseri umani possono svilupparsi e divenire esseri differenti. L'evoluzione è una questione di sforzi personali e, in relazione alla massa dell'umanità, rimane una rara eccezione. Perché non tutti gli uomini possono svilupparsi? Perché una simile ingiustizia? La risposta è molto semplice: perché non lo desiderano.  Perché non ne sanno nulla e anche a parlargliene non capirebbero cosa significhi (...). L'idea essenziale è che, per diventare un essere differente, l'uomo deve desiderarlo moltissimo e per lungo tempo. Un desiderio passeggero o vago, nato da un'insoddisfazione riguardo alle condizioni esteriori, non potrà generare un impulso sufficiente". P.D.Ouspensky

Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir - di Maria Antonietta Macciocchi

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L' amore di Sartre e De Beauvoir è l' amore del secolo. Incontornabile, assoluto, imperniato su un legame d' acciaio, come lo delinea Sartre: «Sognare ognuno per sé, scrivere l' uno per l' altra», nelle Lettere al Castoro e a qualche altra, che Simone pubblica tre anni prima della sua morte (Gallimard, vol. 2, 1983). «La mia vita non appartiene a me solo, voi siete sempre me, l' essere stesso del mio essere, il cuore del mio cuore». E ancora: «Non posso essere separato da voi, la mia vita non appartiene soltanto a me, voi siete sempre me stesso e non si può essere più uniti di quello che siamo voi ed io». Il Castoro, come la soprannomina Sartre, è il nobile architetto di casa Sartre (il suo nome si ispira a Cocteau nel Potomak); è la donna inevitabile e l' amore necessario. Tra loro c' è un patto di fedeltà o contratto, un legame limpido e misterioso: «Sarà così e resterà nella mia vita: avrò amato senza il passionale e il meraviglioso, ma dal
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"Il termine 'emozioni negative' designa tutte le emozioni di violenza o depressione: autocommiserazione, collera, sospetto, diffidenza, gelosia (...). Molto spesso l'espressione di queste emozioni viene chiamata 'sincerità'. Si tratta invece di un segno di debolezza nell'uomo, di cattivo carattere, di incapacità di tenere per sè i propri crucci. L'uomo lo comprende solo se si osserva e vi resiste. La loro comparsa è talmente rapida e familiare che è impossibile notarla se non si compiono sforzi sufficienti (...). Mentire, immaginare, esprimere emozioni negative e parlare senza necessità, sono espressione della meccanicità dell'individuo e della sua tendenza ad identificarsi". P.D.Ouspensky

Non c'è mai stato altro

"Tua madre fu solo la tua nave, smetti di mentire. Destati: solo sei nato e solo morirai. Scegli una vita che t'appartenga, siediti accanto all'ospite bendato e non temere il suo coltello. Non c'è altro, non c'è mai stato altro. Nel tuo nome comune, nella tua vita comune, non avrai fantastiche storie ma una vita all'altezza di ciò che tu vedi".  P.P.

La scomparsa degli intellettuali

Articolo di Giovanni Pili tratto dal sito 'INFORMARE PER RESISTERE'--------------------------------------------------------------------------- "Provate a immaginare Giorgio Gaber, che sprona il pubblico a ricordare l’epopea risorgimentale, ricordandoci i valori della Repubblica; proviamo altresì a pensare un De André che in persona fa da padrino allo speciale Tv “Quello che non ho” e magari ci decanta pure un elenco. Già che ci siamo, facciamo curare la trasmissione a Pier Paolo Pasolini. Fantascienza pura. Il ruolo dell’intellettuale non è quello di difendere le istituzioni del proprio paese, bensì quello di rovesciarle, seppur in senso metaforico. Oggi abbiamo innanzitutto una specializzazione dell’intellettuale, che diviene monodimensionale per meglio essere piazzato nella fascia oraria e per il pubblico a lui più affine. Il Travaglio, il Saviano, il Rizzo, si occuperanno per lo più di cronaca giudiziaria, ben lungi dall’approfondire il resto. Quindi l’altro val bene l

E quella gioia impenitente

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Tutti gli addii ho compiuto. Tante partenze mi hanno formato fino dall’infanzia. Ma torno ancora, ricomincio, nel mio ritorno si libera lo sguardo. Mi resta solo da colmarlo. E quella gioia impenitente d’avere amato cose somiglianti a quelle assenze che ci fanno agire. (Rainer M. Rilke – “Tutti gli addii che ho compiuto “)   Bretagna, estate 2012 - grazie a Lory Nugnes -

Helen Humphreys

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La tua partenza non si risolverà con il tuo ritorno. Ma l'una non esclude l'altro. E alla fine, questa fine, ecco quello in cui credo. Il cuore è una creatura selvaggia e in fuga. Il cuore è un cane che torna a casa.
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"Quando la parola si farà corpo / e il corpo aprirà la bocca / e pronuncerà la parola che l'ha creato,/ abbraccerò quel corpo / e lo adagerò al mio fianco". Hezi Leskli

Chiedi alla polvere

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Non ci si salva , se non da se stessi. La realtà non esiste: osserva. Ricadrai nelle illusioni di sempre, nell'ego, negli schemi. Ma penserai a ciò che sei,ormai, quasi con compassione.  Questa sarà già una vittoria parziale. Inizierai ad avere comprensione per gli altri, ma meno compiacenza di un tempo. Non collaborerai. Diventerà facile snudare le intenzioni.  Nonostante questo, meglio che tu non ti illuda. Eviterai i soliti tranelli, vivrai con bontà, ma non smetterai di soffrire. E chiederai alla polvere anche tu, come me. Marocco, 2006

Niente si oppone alla notte

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"Niente si oppone alla notte" è l'ultima pubblicazione, in Italia, della scrittrice francese Delphine de Vigan.  Lo stile è netto, incisivo, ed il contenuto è impudico: si tratta di materiale autobiografico e le vicende narrate sono davvero scabrose.  La storia è quella di Lucile, la madre della scrittrice che, da subito, conosciamo grazie all'immagine di copertina: una donna evidentemente bellissima . Lucile si tolse la vita nel 2008, a poco più di sessant'anni, dopo vari internamenti in manicomio, cure per correggere il suo bipolarismo, un matrimonio fallito, due figlie messe al mondo che non aveva potuto crescere. In questo libro si racconta di lei: di una ragazza che aveva letto molti libri e che amava la vita, finché qualcosa andò in pezzi dentro la sua testa, segnando irrimediabilmente anche l'esistenza di chi l'aveva amata. Un destino già scritto? La pazzia come malattia ereditaria? Oppure vicende familiari tenute nascoste? Chi legge avverte di s

Prima o poi

Piu' di tutto, quell'immagine. Un album pieno di colori pastello e facce rotonde. La storia di una bimba in cui m'immedesimavo, col fiocco al collo, la cartella, i sandali. Mio padre era venuto a prendermi all'uscita di scuola, eravamo andati a casa, poi s'era messo a preparare il pranzo, canticchiando. Sempre quegli occhi azzurri, allegri, fiduciosi. Io incollavo le figurine sull'album. Lentamente, con perizia, gioiosamente. Tutto era perfetto. Ogni parte di me - quella che sarei diventata, quella che ero già - m'appariva allineata. Ogni cosa era in pace. Non avrei saputo dire cosa fosse quella sensazione così certa e fuggevole, eterna. Ora so che era la felicità.  Avrei dovuto dirtelo, prima o poi, papà.
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Che Franco Arminio sia un paesologo lo so. Ma non mi sono mai chiesta cosa significhi esattamente questo termine. Ho proprio deciso di eludere quell' esattamente di cui, in genere, sono preda nei miei giri mentali. Ci sono risposte che arrivano da sole, che senti di pancia e che sono così poco relative da diventare, poi,'le' risposte. Nel leggere il suo 'Stato in luogo' (transeuropa edizioni, 117 pagg.), mi è sembrato chiaro che scrittura-luogo-origine-corpo, sono una sola cosa, per questo paesologo-onnivoro-poeta. Tanto che ti affezioni ai suoi versi, così diretti, onesti, anche fastidiosi. "Gli scapoli qui sono davvero tanti. non dormono all'aperto sui cartoni. stanno con le mamme. comprano frutta (...) uno è fermo come un bassorilievo, un altro ha grossi chiodi nelle vene. dietro il vetro del bar c'è uno che fa un respito ogni tre giorni". C'è il qui, il paesaggio intorno; il paesaggio umano, le madri, la solitudine, il vento for

La comunista (Francesca Spada)

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Quando lessi 'Mistero napoletano', di Ermanno Rea, riuscii a capire meglio il comunismo napoletano degli anni della guerra fredda. Molti di voi conosceranno questo bellissimo libro, opera di uno scrittore che usa le parole in modo meraviglioso ancora oggi e che non ha mai perso il suo rigore. Lì, tra quelle pagine, inciampai in Francesca Nobili. Musicista, docente di filosofia, ribelle per indole, giornalista dell'Unità (si firmava Francesca Spada): un personaggio da film. L'immagine del romanzo era filtrata dalla penna di un uomo che l'aveva conosciuta bene e che doveva averne sperimentato su di sé tutto il fascino controverso. Mi sarebbe piaciuto - l'avevo detto all'amico che mi aveva regalato il libro - scrivere una storia su di lei, dandole un volto. Difficile reperire immagini di Francesca in rete. Anzi, impossibile. La immaginavo ardente, intensa: scura di capelli, forse.  In libreria, qualche giorno fa, un volto mi ha attratto, irresistibilmente, dal
L'orrore dei supermercati. Mi sembrava di averlo superato. Invece stasera, alla cassa, una commessa chiede all'altra : 'Che fa in TV? '. E quella, tutta compita, fornisce un'ampia, esaustiva spiegazione, sciorinando, soddisfatta, l'elenco della melma formato televisione italiana. Ecco. Il piatto è servito. Tutto è a posto per il dopo cena, il cervello può essere messo a riposo. L'orrore - appiattito - del supermercato, m'è tornato.

CAMARGUE - Il Laboratorio Edizioni (Nola) - Cinzia Caputo 02.03.2012

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Ieri sera, a Benevento, Cinzia Caputo ci ha deliziati con la sua 'Camargue' , raccolta di versi e di immagini. L'ho invitata in occasione degli incontri organizzati da 'Parliamone' e dedicati alla letteratura di genere. Con la generosità che la contraddistingue - e la verve che la caratterizza -, ci ha regalato una serata ricca di bei momenti, accompagnati da musiche e canti. Né, con lei, poteva essere altrimenti. Va detto che 'Camargue' non è la sua opera prima; in poesia, Cinzia ha già dato alle stampe la raccolta "Verso", che considero il suo 'figlio'  più bello. In 'Camargue' - una vera chicca per i collezionisti, corredata com'è dai disegni di Oreste Zevola - Cinzia regala alle parole scritte il suo viaggio interiore. Usa bene il linguaggio, stemperando e mediando le emozioni suscitate dalla terra di Sara La Nera, la Camargue, appunto; che, come lei stessa racconta, è un luogo fatto di acqua e sale, "vivo e palpit
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"Lo studio (dei classici) affascina i curiosi: molti si divertono a rinnovare queste cose antiche: è roba per loro. L'intelligenza universale ha sempre gettato via le sue idee: gli uomini raccattavano una parte di questi frutti del cervello; agivano con loro, ci scrivevano dei libri. Così andavano le cose, poichè l'uomo non curava se stesso, non era ancora risvegliato, o non era ancora nella pienezza del grande sogno. Perchè Io è un altro". Rimbaud, a proposito dell'arte 'oggettiva'.
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"Ho visto troppa vita vera, troppo amore, troppe gambe, sangue, sudore, racconto, troppi uomini, molti echi di letteratura. Ancora un passo, mi attendo, fuori dalla vita, verso l'astrazione, ma con la stessa arte nell'uso delle parole. Piu' pensiero, nello stesso vestito fatto di sintassi, piu' metafore nascoste, piu' lessico comune, piu' lessico apoetico. Insomma, la lettura mi ha turbato e interessato, avrei voluto aggiungere, ma piu' spesso togliere versi. Ma il rifiuto e l'accettazione di un verso, il mancante e il troppo, nel combattersi, mi hanno fatto vivere, contro ogni mio desiderio e inclinazione. Una lettura rivelatrice che chiede un ritorno, come un nuovo peccato".
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"Voglio essere poeta, e lavoro a rendermi Veggente: lei non capirà affatto, e io non sono quasi in grado di spiegarle. Si tratta di arrivare all'ignoto attraverso lo sregolamento di tutti i sensi. Le sofferenze sono enormi, ma bisogna essere forti, essere nati poeti, e io mi sono riconosciuto poeta. Non è affatto colpa mia. E' falso dire: Io penso: si dovrebbe dire mi si pensa. - Scusi il gioco di parole. IO è un altro. Tanto peggio per il legno che si ritrova violino...". A.Rimbaud a Georges Izambard

Gentilmente inviatami dal poeta Alfonso Marino

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Wislawa Szimborska Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto? Ad abbeverarsi a un’acqua scritta che riflette il suo musetto come carta carbone? Perché alza la testa, sente forte qualcosa? Poggiata su esili zampe prese in prestito dalla verità, da sotto le mie dita rizza le orecchie. Silenzio – anche questa parola fruscia sulla carta e scosta i rami generati dalla parola “bosco”. Sopra il foglio bianco si preparano al balzo lettere che possono mettersi male, un assedio di frasi che non lasceranno scampo. In una goccia d’inchiostro c’è una buona scorta di cacciatori con l’occhio al mirino, pronti a correr giù per la ripida penna, a circondare la cerva, a puntare. Dimenticano che la vita non è qui. Altre leggi, nero su bianco, vigono qui. Un batter d’occhio durerà quanto dico io, si lascerà dividere in piccole eternità piene di pallottole fermate in volo. Non una cosa avverrà qui se non voglio. Senza il mio assenso non cadrà foglia, né si piegherà stel
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IERI Balzava il cuore in piena aritmia, balze di gonne sdrucite in seduzione, color terra bruciata, rosso d’ocra, il tempo che s’impiglia nei capelli in piazza giocolieri, fuochi fatui la notte liquefatta venne e vide scomparso il lanciatore di coltelli. Viola Amarelli
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Poesia di donna. Cosa vuol dire? Esiste dunque una letteratura di genere? Qui non vogliamo fornire alcuna risposta. 'Rosso come il latte', l'ultimo lavoro di Annalisa Parente, edito da Melagrana, è poesia del corpo e del sangue. Sangue e affetto. Rosso e bianco. Come accade alle donne che hanno pronto un dono di sé gentile, totale. Cambia forse il modo di raccontare l'evento se, a farlo, è una donna? Cambia perchè diversa è la sua storia? Ma l'esperienza resta - come vuole la letteratura universale - patrimonio di tutti. Un lavoro ben riuscito, denso, presentato nella Sala Dante del Convitto Giannone, in Piazza Roma, a Benevento, il 27 gennaio scorso. A parlarci di Annalisa è stata Cristina Donnarumma, sua insegnante alle Superiori : 'Era una studentessa geniale, volitiva, che apprendeva con velocità e che faceva suo il mondo'. Lorenzo Fiorito, che insegna negli atenei di Napoli e Cassino e che ha curato la prefazione al testo, ci fa un discorso comple