Il Francesco di Mario Bertin e il Vangelo preso alla lettera di Tullia Bartolini — 23 marzo 2013 — MagazineRoma.it.
Il Francesco di Mario Bertin ha un viso assorto e occhi malinconici, un’aureola appena visibile dietro il capo. Dalla copertina dell’omonimo romanzo non ammicca, eppure attrae per la sua immediata semplicità. Non poteva certo immaginare, lo scrittore, che, pochi mesi dopo la pubblicazione del suo testo, sarebbe diventato Papa un uomo che avrebbe fatto suo - per la prima volta e con coraggio - il nome del poverello di Assisi. Non potevo immaginarlo io, quando ho comprato il libro, intitolato appunto Francesco (187 pagine molto ben scritte, edito da Castelvecchi nel gennaio di quest’anno), appena poche ore prima della fumata bianca, in un pomeriggio distratto da altro. La solita biografia del Santo, si potrebbe pensare. D’altronde, non era certo la prima a cui mi dedicavo, attratta da sempre dal giullare di dio e dalla sua vicenda umana. Eppure, il libro di Bertin ha qualcosa di nuovo e di diverso. Non è una biografia romanzata e non è neppure un saggio. E’ qualcosa di differente