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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

Augustus, di John Williams

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Mia sorella me ne aveva detto un gran bene, "Leggilo, leggilo, vedrai". Così sono corsa a comperare "Augustus", il romanzo che John Williams scrisse nell'arco di cinque anni e che gli valse il premio National Book Award per la narrativa. L'opera fu pubblicata per la prima volta in Italia nel 1974, dalla Sperling & Kupfer. Di Williams avevo già letto il magnifico "Stoner" e mi ero emozionata fino alle lacrime. Provate ora a scorrere le circa quattrocento pagine di questo romanzo storico e vi accadrà la medesima cosa. "Augustus" è un romanzo epistolare che, attraverso flash back temporali di grande impatto narrativo, pagine di diario e dispacci,  delinea la figura dell'Imperatore nei suoi tratti fondamentali. Augusto fu un giovane introverso, catapultato dal destino nella Roma degli scontri civili, con gli ideali repubblicani ridotti ormai a maschere vergognose. Sin dal primo istante comprese di dover agire con prudenza

In memoria di Don Luigi Caturano

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La primavera procede, incurante delle nostre preoccupazioni, nei vicoli e nelle strade. È in questi giorni di quarantena, illuminati da un sole sfottente, che mi arriva la notizia della morte di Don Luigi. Se n'è andato nella calma e nel silenzio che hanno caratterizzato i suoi ultimi anni, senza clamore. Invio a mia sorella un messaggio per comunicarle la brutta notizia, sono le undici di sera ma lei, nonostante sia in prima linea come molti medici, è ancora sveglia. "Non lo sapevo. Quanti ricordi", mi risponde. È proprio vero che la memoria è un ingranaggio subdolo: miliardi di neuroni portati avanti e indietro da qualcosa che non riusciamo a controllare. Tutto sembra passare e nulla passa. Ecco che lo vedo senza abito talare alla guida della sua auto scassata. Frena energicamente, parcheggia, scende dal veicolo con la sua andatura elegante: è un uomo alto e magro, sembra un attore, è deciso, cordiale, ci vuole incontrare per stabilire i termini della racco

"Dove troverete un altro padre come il mio", di Rossana Campo

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Disarticolare la scrittura, affidarla al potere dirompente dei ricordi, alle parole così come sono state dette . Questo lo strumento che Rossana Campo utilizza nel suo "Dove troverete un altro padre come il mio", edito da Ponte alle grazie nel 2015. Un romanzo bellissimo, che ho letto d'un fiato e che ha suscitato in me sentimenti molto forti. In questo scritto, la Campo destruttura il proprio universo interiore e torna alle origini, al linguaggio della sua infanzia, al suo primo mondo. Lei è Rossanì, come la chiama suo padre: una bambina disadattata, senza strumenti ordinari per vivere come invece è dato fare a ogni altra ragazzina. E' orfana di punti fermi. Suo padre Renato è il suo tormento e la sua gioia: un uomo disperato che ha perso il lavoro di carabiniere a causa delle sue esplosioni caratteriali, che s'arrangia e beve, un cicchetto dopo l'altro, spesso usando la figlia come pretesto per fare il giro dei peggiori bar di Savona, che odorano di

La quarantena al tempo delle chat #leggeremetteleali

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Vivere la quarantena ai tempi delle chat letterarie... Scriverci quotidianamente è stato (ed è), ovviamente, il modo migliore per sentirci uniti. Tra i tanti scambi di opinioni, l'ansia e il tentativo di sdrammatizzare, abbiamo scritto a lungo e ci siamo stretti, virtualmente, gli uni agli altri. Mariangela Gualtieri, in questi giorni difficili, ci ha regalato dei versi stupendi che ho condiviso in chat e che riposto qui: Nove marzo duemilaventi "Questo ti voglio dire ci dovevamo fermare. Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti ch’era troppo furioso il nostro fare. Stare dentro le cose. Tutti fuori di noi. Agitare ogni ora – farla fruttare. Ci dovevamo fermare e non ci riuscivamo. Andava fatto insieme. Rallentare la corsa. Ma non ci riuscivamo. Non c’era sforzo umano che ci potesse bloccare. E poiché questo era desiderio tacito comune come un inconscio volere - forse la specie nostra ha ubbidito slacciato le catene che ten

"Anatomia dell'irrequietezza" secondo Leggere mette le ali

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Leggere e parlare di Bruce Chatwin al tempo della "quarantena", in questi giorni così confusi di notizie ed ansia collettiva, ha in sé qualcosa di catartico. Chatwin fu un viaggiatore compulsivo, sempre in bilico tra desiderio di fuggire e nostalgia del ritorno, capace di mettere in dubbio anche la propria identità. Un avventuriero borghese che avrebbe sfidato qualsisi veto pur di rispondere al suo desiderio di scoperta.  "Anatomia dell'irrequietezza" è il testo proposto da  Patrizia Perifano per il nostro gruppo di lettori appassionati. Al termine della lettura abbiamo, come al solito, condiviso le emozioni e le riflessioni che il testo ha suscitato in noi. Patrizia Perifano : "Chatwin scrive di cose fantastiche, di persone e cose che aprono mondi parallelli. Purtroppo  non c'è modo di verificare tutti i suoi continui rimandi... Il racconto su Max Tod è  straniante. Tod , in tedesco, significa morte". Maria Gabriella Moscati : &qu