Juana La Loca
A Tordesillas ha dimenticato il mare. Le si sono assottigliate le labbra, l'incarnato è diventato pallido. Alla base del collo brilla ancora il grosso rubino, regalo del padre. Il sole non penetra attraverso le spesse pareti dei suoi appartamenti. Tutto è solo ombra, un'ombra insipida che plana dentro di lei, fa tana tra le sue cosce, la strema. L' immutabile presente è lì, tra le tende e le finestre. S'acquatta, putrido. I tessuti ricamati d'api avvolgono il suo corpo minuto, le spalle voltate alla finestra. Una bandiera attorno al suo cadavere. Dove sono finite le febbri. Dopo Filippo, nessun uomo l'ha più sfiorata. Anche il suo, adesso, un corpo destinato ai vermi e nient'altro. Dunque perché lottare? Ha firmato la richiesta dei Conversos, consegnato suo figlio Carlo alla storia: a lui il finale che hanno tutte le favole convenzionali. Per Juana, da allora, solo un vociare confuso dentro la testa, l'affaticamento dei giorni tutti ugu