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Visualizzazione dei post da gennaio, 2020

"La coscienza imbrigliata al corpo", secondo Leggere mette le ali

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La lettura de "La coscienza imbrigliata al corpo", i taccuini di Susan Sontag pubblicati in Italia da Nottetempo Edizioni, a cura del figlio David Rieff, ha aperto un ricco dibattito all'interno del nostro gruppo. Alcuni di noi - tra cui la sottoscritta - sono rimasti folgorati dal testo, altri, invece, hanno provato una sensazione di rifiuto. Riporto, qui di sotto, alcuni stralci delle conversazioni avute via chat (l a chat letteraria "Leggere mette le ali" ), poi ricondivise durante l'incontro che si è svolto nei giorni scorsi e che ci ha visti molto partecipi. E' interessante riportarle perché rappresentano senz'altro il punto di vista di lettori appassionati. Ad alcuni del gruppo la pubblicazione è sembrata un'operazione commerciale, poco rispettosa dell'intimità dell'autrice. Ad altri, invece, è parso di conoscere più da vicino il mondo di un'intellettuale libera e intensa. Antonella Rosa - "Susan Sontag era una

Il teatro di Sabbath, Philip Roth

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Può, uno scrittore, raccontare la disperazione se non l'ha provata fin dentro la propria carne? Ovviamente, no. "Il teatro di Sabbath", di Philip Roth, è un disperante romanzo che ha per protagonista Sabbath, un burattinaio dal passato segnato da perdite che riempie con una sessuomania patologica. Drenka è la sua donna croata: lui adora le sue viscere, il suo seno, i suoi umori. Che patina morale dare a una passione che unisce e crea ricordi, senza alcun infingimento, regola o pruderie religiose? Qui, l' immoralità , è slancio eretico e vitale. Recensire questo straordinario romanzo di Roth è (quasi) impossibile. Come definirlo? Febbrile, nevrotico, maniacale, pieno di domande sospese. Odioso, ributtante, meraviglioso. Oscilla tra rimandi, episodi, ricordi. Si sposta, come un pendolo, tra le pulsioni della vita e della morte, tra il sesso e l'oblio. Ci sono pagine dominate dall'ossessione e dal non senso, parole che graffiano, oscenità. Sabbath è