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Visualizzazione dei post da febbraio, 2012
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"Lo studio (dei classici) affascina i curiosi: molti si divertono a rinnovare queste cose antiche: è roba per loro. L'intelligenza universale ha sempre gettato via le sue idee: gli uomini raccattavano una parte di questi frutti del cervello; agivano con loro, ci scrivevano dei libri. Così andavano le cose, poichè l'uomo non curava se stesso, non era ancora risvegliato, o non era ancora nella pienezza del grande sogno. Perchè Io è un altro". Rimbaud, a proposito dell'arte 'oggettiva'.
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"Ho visto troppa vita vera, troppo amore, troppe gambe, sangue, sudore, racconto, troppi uomini, molti echi di letteratura. Ancora un passo, mi attendo, fuori dalla vita, verso l'astrazione, ma con la stessa arte nell'uso delle parole. Piu' pensiero, nello stesso vestito fatto di sintassi, piu' metafore nascoste, piu' lessico comune, piu' lessico apoetico. Insomma, la lettura mi ha turbato e interessato, avrei voluto aggiungere, ma piu' spesso togliere versi. Ma il rifiuto e l'accettazione di un verso, il mancante e il troppo, nel combattersi, mi hanno fatto vivere, contro ogni mio desiderio e inclinazione. Una lettura rivelatrice che chiede un ritorno, come un nuovo peccato".
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"Voglio essere poeta, e lavoro a rendermi Veggente: lei non capirà affatto, e io non sono quasi in grado di spiegarle. Si tratta di arrivare all'ignoto attraverso lo sregolamento di tutti i sensi. Le sofferenze sono enormi, ma bisogna essere forti, essere nati poeti, e io mi sono riconosciuto poeta. Non è affatto colpa mia. E' falso dire: Io penso: si dovrebbe dire mi si pensa. - Scusi il gioco di parole. IO è un altro. Tanto peggio per il legno che si ritrova violino...". A.Rimbaud a Georges Izambard

Gentilmente inviatami dal poeta Alfonso Marino

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Wislawa Szimborska Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto? Ad abbeverarsi a un’acqua scritta che riflette il suo musetto come carta carbone? Perché alza la testa, sente forte qualcosa? Poggiata su esili zampe prese in prestito dalla verità, da sotto le mie dita rizza le orecchie. Silenzio – anche questa parola fruscia sulla carta e scosta i rami generati dalla parola “bosco”. Sopra il foglio bianco si preparano al balzo lettere che possono mettersi male, un assedio di frasi che non lasceranno scampo. In una goccia d’inchiostro c’è una buona scorta di cacciatori con l’occhio al mirino, pronti a correr giù per la ripida penna, a circondare la cerva, a puntare. Dimenticano che la vita non è qui. Altre leggi, nero su bianco, vigono qui. Un batter d’occhio durerà quanto dico io, si lascerà dividere in piccole eternità piene di pallottole fermate in volo. Non una cosa avverrà qui se non voglio. Senza il mio assenso non cadrà foglia, né si piegherà stel
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IERI Balzava il cuore in piena aritmia, balze di gonne sdrucite in seduzione, color terra bruciata, rosso d’ocra, il tempo che s’impiglia nei capelli in piazza giocolieri, fuochi fatui la notte liquefatta venne e vide scomparso il lanciatore di coltelli. Viola Amarelli