Post

Visualizzazione dei post da aprile, 2021

"L'eredità dei vivi", di Federica Sgaggio (a proposito di mosche bianche)

Immagine
Un romanzo delicato, commovente e, allo stesso tempo, potente. Federica Sgaggio è una mosca bianca, nel panorama letterario italiano. Dalla sua ha uno stile netto, non consolatorio, appassionante. Una penna da tenere d'occhio, una delle poche, a prescindere dai soliti premi e candidature e chiacchiere editoriali. È brava, punto. Impossibile leggere il suo "L'eredità dei vivi" (Marsilio Editore) e non provare il desiderio di conoscerla. Di condividere con lei impressioni, emozioni, la felicità di aver trovato, nel suo testo, "le parole per dirlo".  "L'eredità dei vivi' è la storia di sua madre, Rosa Sammarco, ma anche di un'Italia che attraversa gli anni e che cambia abiti politici, regole sociali. Viene approvata la legge sull'aborto e quella sul divorzio, si fa strada il movimento femminista. Intanto Rosa si sposa, ha due figli, Federica e Francesco, quest'ultimo, purtroppo, segnato da una forte disabilità a causa di un errore medi

Quello che non so di me - ancora una nota sul libro di Antonietta Gnerre

Immagine
Alla sua Irpinia, "terra verde e cosmica ", Antonietta Gnerre ha dedicato il suo ultimo libro di poesie, " Quello che non so di me" , edito da Interno poesia nel marzo scorso e diviso in quattro sezioni. Ne abbiamo già parlato su questo blog, grazie alla preziosa recensione di Antonella Rosa. I versi di Antonietta sono, come lei stessa ammette, "la somma del tempo ".  È il passato che la poesia riordina - ciò che abbiamo imparato - consegnando agli altri l'immagine vera che ci appartiene, " l'ultimo risveglio ". Questi versi hanno un sentore di bianco  - non saprei come esprimere, in altro modo, la sensazione che ho provato leggendoli.  La descrizione dei luoghi è cosmogonia, nella memoria: " gli ulivi ci attendono nascosti ".  D'altronde, siamo qui, scrive la Gnerre, " per misurarci nelle cose create". Non pratico la poesia da anni.  La sua capacità di dire l'indicibile (solo la poesia può realmente questo, a

Lettera a A.D.

Verso il mare della dimenticanza   di Josif Brodskij (Una me più giovane. Un amore perduto) ◇ Non è necessario che tu mi ascolti, non è importante che tu ascolti le mie parole, no, non è importante, ma io ti scrivo lo stesso (eppure sapessi com'è strano, per me, scriverti di nuovo, com'è bizzarro rivivere un addio...) Ciao, sono io che entro nel tuo silenzio. Che vuoi che sia se non potrai vedere come qui ritorna primavera mentre un uccello scuro ricomincia a frequentare questi rami, proprio quando il vento riappare tra i lampioni, sotto i quali passavi in solitudine. Torna anche il giorno e con lui il silenzio del tuo amore. Io sono qui, ancora a passare le ore in quel luogo chiaro che ti vide amare e soffrire. Difendo in me il ricordo del tuo volto, così inquietamente vinto; so bene quanto questo ti sia indifferente, e non per cattiveria, bensì solo per la tenerezza della tua solitudine, per la tua coriacea fermezza, per il tuo imbarazzo, per quella tua silenziosa gioventù ch