Quello che non so di me - ancora una nota sul libro di Antonietta Gnerre


Alla sua Irpinia, "terra verde e cosmica", Antonietta Gnerre ha dedicato il suo ultimo libro di poesie, "Quello che non so di me", edito da Interno poesia nel marzo scorso e diviso in quattro sezioni. Ne abbiamo già parlato su questo blog, grazie alla preziosa recensione di Antonella Rosa.

I versi di Antonietta sono, come lei stessa ammette,"la somma del tempo". 

È il passato che la poesia riordina - ciò che abbiamo imparato - consegnando agli altri l'immagine vera che ci appartiene, "l'ultimo risveglio".

Questi versi hanno un sentore di bianco - non saprei come esprimere, in altro modo, la sensazione che ho provato leggendoli. 

La descrizione dei luoghi è cosmogonia, nella memoria: "gli ulivi ci attendono nascosti". 

D'altronde, siamo qui, scrive la Gnerre, "per misurarci nelle cose create".

Non pratico la poesia da anni. La sua capacità di dire l'indicibile (solo la poesia può realmente questo, a mio avviso ) mi è parsa, a un certo punto, una cosa che non avevo più la forza di affrontare. Poi mi sono imbattuta nei versi di Antonietta. Che, questo solco, sa invece attraversarlo e viverlo con candore, naturalezza, senso del sacro.

Il suo ritratto in copertina (la linea del naso, le labbra, il bel volto inclinato a sinistra) racconta bene la misura di Antonietta nel mondo. Nel leggere il suo libro mi sono detta: ho davanti un tipo di poesia che sa trattenere i ricordi e sa descrivere l'impermanenza.

"So che le piante che ho guardato avranno un posto 

in paradiso", leggo. 

"Ora mi importa sapere se resteranno in vita

le foglie del cerro dietro casa,

se lì dove sono ora resterà tutto uguale".

Le parole per dirlo. Resterà quello che ancora non so, di me, del mondo? E come potrà sopravvivermi? Soprattutto, sono pronta a lasciare ciò che ho imparato?

"Ora vegliamo sulle nostre vite,

il treno arriva".

Puri, bianchi. Questi versi sanno di pane e di zolle di terra e di pietre e di fiori e preghiere. Risuonano. Sanno di donna. Non c'è ego, ma un io universale che canta la transitorietà e pure l'interconnessione tra noi e la Natura.

"Questo mi hanno detto,

questo ti dico:

ci vuole coraggio per invecchiare.

Resistere alla ferita,

disegnare il peso di un granello sulla neve"



"Quello che non so di me" ~ Antonietta Gnerre

Interno poesia - marzo 2021

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