"Dove troverete un altro padre come il mio", di Rossana Campo

Disarticolare la scrittura, affidarla al potere dirompente dei ricordi, alle parole così come sono state dette.
Questo lo strumento che Rossana Campo utilizza nel suo "Dove troverete un altro padre come il mio", edito da Ponte alle grazie nel 2015. Un romanzo bellissimo, che ho letto d'un fiato e che ha suscitato in me sentimenti molto forti. In questo scritto, la Campo destruttura il proprio universo interiore e torna alle origini, al linguaggio della sua infanzia, al suo primo mondo.
Lei è Rossanì, come la chiama suo padre: una bambina disadattata, senza strumenti ordinari per vivere come invece è dato fare a ogni altra ragazzina. E' orfana di punti fermi. Suo padre Renato è il suo tormento e la sua gioia: un uomo disperato che ha perso il lavoro di carabiniere a causa delle sue esplosioni caratteriali, che s'arrangia e beve, un cicchetto dopo l'altro, spesso usando la figlia come pretesto per fare il giro dei peggiori bar di Savona, che odorano di piscio e di polvere e di disperazione. Un padre inaffidabile, amato comunque e pure odiato per il male che fa a sua madre, per gli schiaffi e per le botte, quando non resta che uscire di casa e camminare per ore per non rincasare, per non ritrovarsi davanti un uomo devastato, irriconoscibile. 
Gli anni che la segnano per sempre sono per Rossana un foglio di via per imparare la vita e le sue contraddizioni, per conoscere se stessa o almeno provarci. Per diventare libera. 
E' dunque, questo romanzo, un percorso di scoperta e di rinascita al tempo stesso. Scoperta vuol dire, attraverso lo stile difforme che la Campo utilizza con rara maestria, togliere ogni copertura, denudare i fatti, raccontarli per ciò che sono stati, senza infingimenti. Per onorare il padre nell'unico modo possibile, nella verità nuda della sua desolazione. Che era, poi, incapacità di soggiacere alle regole bastarde del mondo, ai suoi meccanismi ingiusti, alle prevaricazioni del più forte: e qui la Campo mette in atto l'operazione difficilissima del perdono, difficile quando si ha a che fare con quello che ci ha profondamente vulnerati e che tendiamo a rimuovere per proteggerci.  
Renato incarna il disadattamento, la mancanza di uso del mondo, ma pure la trasgressione che ci consegna a noi stessi: diventa ciò che sei, è il paradigma che costa lacrime e sangue. A questo paradigma la scrittrice si affida, mettendosi nuda, accettando la devastazione e la rinascita che ne può conseguire.

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