"Frantumi": il progetto di Mario Francesco Simeone e Vincenzo D'Argenio
Si può coniugare 'street art' e letteratura, ricerca personale e
innovazione, seguendo le impronte di grandi autori come Musil e Céline?
Ci
hanno provato Mario Francesco Simeone e Vincenzo D'Argenio. Che, a questa unione
di competenze ed esperienze, hanno dato il nome di 'Frantumi'.
Sono giovani e pure assai simpatici e
comunicativi, il che non guasta.
![]() |
A sinistra, Simeone; a destra, D'Argenio |
'Polvere', 'Vetro' e 'Schegge' sono i
titoli della trilogia che vede protagonista un uomo di nome Francesco. Le
immagini di copertina si pongono quale riferimento immediato alle storie che
si narrano.
![]() |
Una delle opere di D'Argenio |
Vincenzo D'Argenio usa racconti visivi realizzati con la tecnica
dello stencil, 'sorella minore' della serigrafia. Si occupa anche di street art,
come dicevamo all'inizio: un fenomeno di massa che riguarda gli artisti urbani.
"Un'antitesi all'arte intesa in senso canonico", ci dice, "che fa sua una
precisa dichiarazione di intenti. Essere oltre, essere altro".
Nelle
copertine dei testi presentati appaiono cerchi, triangoli. Le immagini sembrano
uscire fuori dai limiti assegnati e dagli spazi rappresentativi. Sono opere
realizzate a mano, una ad una, singolarmente. Questo fa, di ogni libretto, un
oggetto da collezione.
Venerdì 17 ottobre, durante una cena baratto
organizzata presso la libreria Masone sotto l'egida dell'Associazione
Art'Empori, i due giovani autori hanno esposto il loro progetto con
entusiasmo.
"Ho scelto come sfondo ai miei testi la guerra (la prima e la
seconda) e il crollo dell'impero austro-ungarico, di un eden culturale quale era
quello di Vienna", ci ha raccontato Mario Francesco.
"Volevo riferirmi ad autori
che hanno lasciato un'impronta forte, in quegli anni. Penso a Céline e al suo
'Viaggio al termine della notte', un testo dirompente, geniale. C'è la morte di
Francesco Ferdinando, la disfatta di Caporetto, la frantumazione di un'epoca.
Proprio quello che Céline voleva raccontare nei suoi libri. Per tali motivi, il
linguaggio che ho scelto è frammentario".
Interlocutore di eccezione, nel
corso della serata, è stato il nostro Giuseppe De Rienzo, che si è mostrato un
profondo conoscitore della letteratura di quegli anni.
![]() |
Nelle foto di Alessio Masone, alcuni momenti della serata |
In uno stile che
appare filmico forse anche contro le intenzioni del giovane autore, i testi sono
un omaggio a un periodo storico dilaniato, ma anche alle generazioni che
attraversarono anni tanto inquieti.
Nei testi c'è tensione narrativa, un uso
originale dei vocaboli, una descrizione del reale inusitata che resta a lungo
nella mente.

Commenti
Posta un commento
tulliabartolini@virgilio.it