Ancora per poco

"La mia fede nella minima mia vicenda"
Giuseppina Luongo Bartolini 

Madre. Da oggi in poi tutti i verbi saranno al passato.
È accaduto.
Un corto circuito, un lampo. 

Entra ancora aria, nelle tue stanze. Ancora per poco, poi chiuderemo le serrande.
Sul comodino D. ha lasciato un bicchiere d’acqua. La sua devozione religiosa mi consola.
Sul cuscino il tuo viso era integro, dopo. Era, ancora per poco, quello che conoscevo prima che scomparisse per sempre.

Ma ora: ecco l'immagine di te alla finestra davanti al mare. Sei di spalle, indossi una sottoveste nera. Mi sorprende, nel guardarti, la tua schiena di ragazza.

Sono istantanee senza cronologia.

 
Ti rivedo che leggi e sollevi leggermente il viso per seguire un'ombra lontana.
Ti spio mentre metti il rossetto, sporgendo il busto verso lo specchio, una collana di perle al collo. Sono appena una bambina e ti guardo: penso che sei bellissima.
Ti vedo a Ravello, vestita di nero, vedova da poco. Ho davanti agli occhi lo svolazzo del tuo abito, il vento che ti scompiglia i capelli che ancora tingi.
Ti rivedo che scrivi, le belle mani, la tua grafia sottile e elegante. Che sottolinei, stai al telefono per ore. Che fino all'ultimo usi un fax, un cellulare, un computer. Che fai poesia.

Eccoti china su C., mentre gli abbottoni il cappotto perché non prenda freddo. La tua voce in segreteria.

"La minima mia vicenda", dici (per quanto tempo ancora ricorderò il suono della tua voce?).

L'esatto colore delle tue pupille.

Ricordo che perdi le chiavi, e io che ti rimprovero. Hai lo sguardo smarrito di una bambina.
Mi rivedo imboccarti con disperazione, nei giorni del crollo, anni fa, quando reggesti all'urto come una quercia.

"Ora, sono vecchia", mi dicesti.

Eri tenera come solo le persone veramente forti sanno essere.

L'ho capito tardi: ti ho amata molto e volevo fuggire alla morsa di quell'amore.

*

Talvolta, d'improvviso, il tuo sguardo si accendeva, ed eri ancora tu.
Negli ultimi anni riempivi le pareti del tinello di post-it e appunti. La domenica  mi trattenevi con la scusa di un caffè. 

Uscimmo a comprare dei geranei, ricordi? 

Te li sistemai sul davanzale. C'era la mia vita che aveva fretta. Quel giorno non sorridevi.

Sei stata tante cose, mamma.

Non ti perdo.

*

(Nell’antica lotta del respiro
contro la morte, 
un sonno in più fu concesso.
Abbiamo accettato
un’offerta per la casa.
Nella somma delle parti
che ne è delle parti?
In silenzio (lì) foglie e finestre aspettano.
Il nostro stendibiancheria vuoto
taglia in due la spiovente notte.
E levando il loro lamento per un perduto abito di luce celestiale
angeli e detriti incalzano scorrendo oltre 
il nostro cancello ancora chiuso".

Anne Carson)







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