La porta sulla luna, di Cinzia Caputo
“Apollo
Tu sei l’uomo cattivo,
hai bello il volto
(direi perfino buono).
Veloce dentro il letto,
sibili e mordi, fai un po’ come Apollo.
Naso, lingua e denti – non sono sicura –
mirano al gioco o al collo?”
Poesia femminile per eccellenza, questa di Cinzia Caputo, che taglia
e accarezza e soffre l’intensità della vita. Che conosce gli uomini e le donne
e gli amori "senza ritorno" che invece sempre tornano, dato che sono iscritti nel codice
dell’anima.
“Quel che deve accadere, accadrà/poiché è già accaduto”, cantava Franco
Battiato in una canzone che ascoltavo proprio l’altro giorno mentre tenevo, tra le
mani, il testo di Cinzia: una sincronicità che mi ha commossa.
I versi della Caputo usano il Mito e lo trasfigurano, sanno leggere nei segni
e decifrarli come marchi fatali. Sentono l’infinito e quanto, il fuori, possa
essere “stretto”; scoprono con
ardimento il mondo perché, come Orfeo, sanno correre il rischio di voltarsi a "guardare”.
*
“La porta sulla luna”, silloge edita da Edizioni Terra di ulivi (http://www.edizioniterradulivi.it)
è poesia matura, densa e sottile al tempo stesso: misura parole e distanze,
cantando anche i fuochi spenti. E’ in grado di passare "tra gente che non sa
cosa è la gioia" ed è, soprattutto, poesia che ama (“non comprendo il
bianco e il nero”, scrive l’autrice). Per questo, sa portare la pena di esistere (“sono
vuota/sono come l’oracolo di Delfi pronta a ricevere il Dio”).
Cinzia Caputo conosce le parole per dirlo e ce lo dimostra in
ogni suo verso: luce e ombra, pathos e silenzio, ma sempre svelamento. E,
ancora: sole e nuvole, "un vento di stracci".
Da dove veniamo, è la domanda contenuta in questa raccolta, chi davvero siamo
("ti ho amato/eri sempre lo stesso/il mio piccolo seno tra le tue labbra")?
*
Dentro di noi, nel fondo, si agitano milioni e milioni di ore, altre vite, istanti e "parole
che risalgono in volo". Dove diamine erano nascosti, si chiede la Caputo, gli angeli che, di
notte, tornano a popolare i nostri sogni?
La pena di dire l’indicibile è compito del poeta e Cinzia lo sa bene. Per questo
scrive versi: per testimoniare l’altrove.
“Giungi con la valigia
zeppa di stelle.
Spargi polvere di silicio sopra il letto.
Lascio la luce accesa
dietro la porta chiusa”.
(Cinzia Caputo, analista junghiana, didatta del
CIPA, vive a Napoli ed è attiva da sempre in ambito culturale. Ha al suo attivo
numerosi saggi e raccolte di poesie, tra cui “Verso”, Manni Editore, e “Camargue”,
corredata dalle serigrafie di Oreste Zevola).
grazie per la splendida recensione, la talentuosa scrittrice Bartolini sa leggere nelle pieghe dell'Anima e nelle piaghe nella scrittura.
RispondiEliminagrazie a lei per il commento
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