Facciamo il punto su Carver - Leggere mette le ali


Stasera il nostro gruppo di lettura fa il punto su Raymond Carver, padre del minimalismo e della narrativa in forma di racconto, scomparso a soli 50 anni nel 1988.
Carver è stato scelto su suggerimento di chi lo ha letto e approfondito prima di noi, il nostro Nunzio Castaldi.
Oggetto della lettura è stato "Da dove sto chiamando", l'autoantologia voluta dallo scrittore poco prima della sua morte.


Carver è, a mio avviso, un autore ineludibile per chiunque voglia tentare la strada della scrittura. Puntuale, freddo, rigoroso, narra i fatti della vita così come sono, inesplicabili al loro apparire, parte di un disegno apparentemente senza senso.

Gabriella Moscati si domandava quale fosse la differenza tra il suo stile e quello imposto dall'editor (il famoso Gordon Lish), che ne rimaneggiò drasticamente i racconti, modificandone talvolta anche il titolo (per un approfondimento: https://www.criticaletteraria.org/2015/08/principianti-di-raymond-carver-einaudi.html?m=1).
"In realtà, l'autore viene fuori sempre in modo preciso, col suo stile inconfondibile. Ho letto, di alcuni testi, sia la versione originale che quella rimaneggiata", dice Gabriella. "Carver è meno spietato, Lish invece taglia via la speranza. Un esempio per tutti è il racconto  'Una cosa piccola ma buona', poi trasformato anche nel titolo. In questo caso il finale imposto dall'editor, rispetto alla versione originale, è senza luce".  (Vedi qui: https://www.youtube.com/watch?v=p33U11gEua8).
Nunzio: "Vero... Nel Carver 'originale' c'è una maggiore compassione... D'altronde, questi racconti erano rivolti alla piccola borghesia americana degli anni '70/'80: un universo di sogni smentiti,  di umana disperazione e di solitudine che l'autore visse innanzitutto sulla propria pelle. Era, dopotutto, un uomo fragile, con problemi di alcolismo, e il suo rapporto con l'editor lo testimonia".
Antonella Rosa: "Il suo stile freddo non mi ha rapita, ho amato maggiormente le sue poesie, in cui l'autore utilizza gli stessi episodi che sono al centro dei racconti. Nei versi è più immediato ed io lo trovo davvero emozionante. In ogni caso, la sua prosa è chirurgica. Ha, dalla sua, un candore graffiante...Voglio leggervi due poesie di Carver tratte da diverse raccolte:

'C’era stata una gran resa dei conti.
Parole fischiavano come sassi dalle finestre.
Lei gridava a più non posso, come l’angelo del Giudizio.
Poi il sole s’è alzato di colpo, e una scia bianca
è apparsa nel cielo del mattino.
Nell’improvviso silenzio, la camerata
è diventata stranamente desolata mentre lui le asciugava
le lacrime.
È diventata come tutte le camerate del mondo
in cui la luce trova difficoltà a penetrare.
Camere dove la gente urla e si ferisce a vicenda.
E poi soffre di rimorso e di solitudine.
Prova incertezza e il bisogno di confortare.
(da _Blu Oltremare_ )

'La mente non può dormire, può solo giacere sveglia,
ingolfata, ad ascoltare la neve che si aduna
come per l’assalto finale.
Vorrebbe che venisse Čechov a somministrarle
qualcosa – tre gocce di valeriana, un bicchiere
d’acqua di rose – qualunque cosa, non importa.
La mente vorrebbe uscire di qui
fuori sulla neve. Vorrebbe correre
con un branco di bestie irsute, tutte denti,
sotto la luna, in mezzo alla neve, senza
lasciare traccia, neanche un’impronta, nulla.
È malata, stasera, la mente'.
(da _Orientarsi con le stelle_ )
Antonella Rosa legge Carver
Nunzio: "Lo scopo di Carver è quello di portare in superficie ciò che è visibile a tutti e che invece nessuno vede, come diceva Gogol. E' un autore contenuto, capace di utilizzare uno stile naturale e semplice che ti lascia l'amaro in bocca. 'Scrivo di gente a cui non tornano i conti', amava dire di sé".
Gabriella: "Sa contenere, quasi a livello psicanalitico, emozioni forti come il dolore e la sofferenza, pur lasciandole trasparire".
Angelo Nenna: "La sua è una freddezza ragionata: è uno scrittore che si pone come spettatore del mondo e di se stesso, col distacco dello psicanalista nei confronti delle cose".
Nunzio: "A proposito di poesie, era il '95 ed io, studente di provincia col pallino della letteratura, entrai in una libreria a Port'Alba, a Napoli, chiedendo un libro del cui autore storpiai il nome. Il proprietario mi prese subito in simpatia e mi propose 'Blu oltremare' di Carver: restai folgorato da quei versi. Scoprii poi che quell'uomo, che mi consigliava romanzi e testi con affetto paterno, era il grande Tullio Pironti, pioniere, in Italia, della letteratura americana".
Chiara Vesce: "Inizialmente l'ho trovato freddo, non ero pronta a leggerlo, non era il momento giusto. Poi ho capito che la descrizione di tanta compulsione, ripetitività, era in fondo solo il racconto delle cose così come sono. Anche con tutta l'ironia del caso. Carver seziona le vite degli altri ma, in quello sguardo feroce e netto,  c'è sempre lui, con la sua malinconica visione del reale".

Io e Savina (Molino) abbiamo parlato di alcuni racconti della raccolta che ci hanno colpito particolarmente. 'Di cosa parliamo quando parliamo d'amore' è straniante, meraviglioso. E' la descrizione della fragilità di ogni certezza, anche e soprattutto sentimentale
Insomma, Carver ha saputo, come pochi, narrare la nuda banalità dell'esistenza. Vite minime di perfetti sconosciuti, normali e pure tragiche, sempre a un passo dall'esplosione. I suoi racconti turbano in modo profondo perché, tutto sommato, sappiamo che é sempre di noi che si tratta...

Qui di sotto, la recensione dada della serata del nostro Angelo Nenna:
Psicanalisi e Mousse di castagne, Apple pie e la prosa di Carver, Dolci sardi e Taurasi, i nostri progetti di letture e la compagnia di nuovi amici, la calda ospitalità di Tullia e i nostri deliri letterari, Nunzio e le sue proposte letterarie in edizioni inevitabilmente esaurite..
Ma che bella combriccola!

Nunzio legge Carver

In ordine di apparizione, da sinistra, Chiara Vesce, Maria Elena Napodano, Guendalina Esposito, Angelo Nenna, Gabriella Moscati, Antonella Rosa, Giovanni Minervini, Nunzio Castaldi e Savina Molino




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