Antonia

Io e mia nonna, Antonietta Luongo

Alla fine, cosa è rimasto? Questa tua presenza dentro di me, che è sempre mancanza.
Eri battagliera, imperiosa, imperfetta.

Moristi il giorno di Pasqua, accasciandoti senza un lamento.
Era dunque questo, ciò che ti tormentava negli ultimi tempi.
Era dunque così, morire.

Ti avevano composta in un tailleur nero e con i tacchi che tanto amavi, ancora.
Zio Leo strappò la corona dal muro e te la adagiò sul petto.
Posso con certezza affermare che eri splendida, con i tuoi occhi d'un azzurro inesorabile (occhi che avevano visto due guerre, i fiumi esondare, i figli morire).

Una volta - avrò avuto sì e no sette anni - ti spiai alla toeletta mentre ti ravviavi i capelli con del succo di limone.
La luce ti pioveva sul viso pallido e lo rendeva quasi trasparente.
Le tue pupille avevano il colore dell'acqua.
Mi avvicinai e ti dissi : quanto sei bella, nonna.
Arrossisti di piacere, mi accarezzasti la testa, ti schermisti.

Se ti penso sei ancora lì, tu lo sai. 
Dentro al cono di luce che ti faceva unica, nell'attimo di vanità e di celia.
Antonia. 

Commenti

  1. Figure di donne ci accompagnano nel fluire del tempo: persone forti come la tua nonna, imperfette nella loro vitalità, con l'intelligenza del cuore che le rende indimenticabili.

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