Sifnos e Serifos, così vicine, così lontane

Decolliamo con mezz'ora di ritardo da Napoli ma, ad Atene, troviamo subito pronto il bus che ci porterà al Pireo. Il tragitto durerà un'ora e mezza e, una volta arrivati, ci concederemo un dakos e dei sandwiches prima di imbarcarci.

Abbiamo atteso ore e pure la traversata sarà lunga. Seajets Runner ferma prima a Kythnos e Serifos; poi finalmente, dopo altre tre ore, approda a Sifnos: il tempo calcolato per il viaggio (visto che ci siamo svegliati alle 3,30 del mattino) è stato di circa 16 ore 😂...  La Grecia è così, se davvero vuoi  conoscerla devi sapere che può essere anche molto faticosa!

Dormiremo a Kamares, dove c'è il porto. L'albergo è la classica pensioncina con colazione dignitosa, molto "greco"e pulito: letti in legno e arredamento spartano. Però è a 30 metri dalla spiaggia... Kamares ci appare subito deliziosa, coi suoi ristoranti, i negozietti e i bar. Mare bellissimo, acqua cristallina, tamerici per ripararsi dal sole, ombrelloni e lettini a 15,00 euro. Nonostante ciò che ho letto sui vari blog di viaggio consultati, sul porto non si mangia un granché (faccio salva solo la taverna "Simos"e la sua zuppa di ceci, la revythada, piatto tipico di Sifnos). Eppure Sifnos è definita un'isola gourmet, famosa per le sue taverne a km zero e per aver dato i natali al famoso chef Nikolaos Tselementés, che ha rivisitato la cucina greca.

Leggo che, in epoca arcaica, Sifnos era ricca di una particolare lega d'oro e d'argento e che i suoi abitanti erano dediti a particolari pratiche sessuali, dalle quali il luogo ha ricavato il suo nome (il verbo "sifnizzare" indica una certa passione per le terga umane). Dalla spiaggia di Kamares (dove le navi scaricano, ogni mezz'ora, orde di turisti, a piedi o con le loro automobili) si può fare una bella passeggiata fino alla chiesa di Agia Marinas, protesa verso il mare e splendida. Intento a guardare le onde, conosciamo un anziano signore francese che vive a Marsiglia: è sull'ottantina e, ci dice, viene a Sifnos da quarant'anni, dormendo ancora in tenda. Dell'isola conosce ogni cosa.

Il mare di Kamares, come dicevo, è molto bello e, in certe giornate, davvero da cartolina; meno affascinante, a mio avviso, quello di Platis Gialos, che raggiungiamo il giorno dopo. In spiaggia, a Platis, fa molto caldo e un ombrellone con due lettini costa ben 50 euro (su questa spiaggia c'è il famoso "Omega 3", che i vip internazionali raggiungono ormeggiando qui i loro mostruosi yacth). Fortunatamente, il lido di Adonis è più economico ed è a un metro da una taverna situata all'ombra delle tamerici: qui mangiamo un "mastelo" (piatto tipico dell'isola, agnello cotto nelle verdure in recipienti di terracotta) davvero buono e una "amun" di melanzane da leccarsi i baffi: "Steki" è una taverna dove il cibo è finalmente degno della fama dell'isola. "La taverna è qui da trent'anni" ci racconta il simpatico Adonis, che d'inverno fa il pescatore e vive a un passo dalla spiaggia, assieme ai 110 abitanti che popolano Platis Gialos.

Taverna "To steki" a Platis Gialos

Apollonia si raggiunge facilmente in bus da Kamares: nemmeno 15 minuti e il biglietto di sola andata costa solo due euro. Non è stato necessario fittare l'auto, per girare l'isola, perché è molto ben collegata (la salita a destra della Farmacia, appena arrivati ad Apollonia, vi porterà, dopo circa 3 km, ad Artemonas). Artemonas è praticamente un prolungamento di Apollonia. Davvero belle entrambe, curatissime, la prima è ricca di locali fighetti che piacciono tanto a certi turisti (ma non a me), mentre Artemonas è più elegante e discreta. Forse, per certi aspetti, anche più autentica; lungo le viuzze ordinate, vi sorgono imponenti ville di un secolo fa, di proprietà delle famiglie benestanti dell'isola. Entrambi i paesini si accendono di sera: se volete visitarli di pomeriggio, aspettatevi di trovarli semivuoti e con negozi e ristoranti chiusi.

Ma è il paesino di Kastro il vero incanto: arroccato, silenzioso (almeno finché non aprono i locali dove si può bere o mangiare ), affascinante. Per me, con quella di Amorgos, la chora più bella che abbia visto in Grecia. Dedali di viuzze bianco candido, reperti archeologici distribuiti tra le piccole case come dei cadeau, colonne, sarcofagi di epoca romana, intarsi sul basolato delle strade e sugli architrave delle case medioevali. Bellissima. E, dall'altura, quel gioiello sul mare che è la Chiesa dei sette martiri, persa nell'immenso, come un diadema splendente.  Insomma, mi sono innamorata di Kastro e credo si capisca...


La splendida Kastro









Chiesa dei Sette Martiri



Locali a Kastro

Poi, siccome siamo umani, dobbiamo anche pensare a mettere qualcosa nello stomaco: "To astro" è il posto giusto, a Kastro: si mangia bene e sono gentilissimi. 

"To astro", taverna a Kastro


Mare stupendo (a un'oretta di bus da Kamares) a Faros: acqua ghiacciata, meravigliosa. Un antico borgo di pescatori per nulla snaturato. Si mangia bene da "Angie", nome forse rubato a una famosa canzone dei Rolling Stone. 

Faros


Negozio ad Apollonia



Kamares

Casa sul mare a Kamares


Insomma,  Sifnos è un' isola ordinata, elegante e, soprattutto, rilassante. Penso sia struggente dormire a Kastro ma, a ogni buon conto, cerdo sia meglio consigliare Kamares: è molto più strategica e col mare a portata di mano. Dell'automobile si può fare a meno perché i bus partono in orario (e continuamente) da e per Kamares, così come da ogni altro luogo dell'isola. Le va promesso un ritorno, in qualche modo, ma non è assolutamente un luogo ancora "poco turistico". Affollata già a luglio, "very expensive", come ci ha detto un taxista ateniese, ha ristoranti costosi e così i bar e i locali in generale. Un gelato in un bar fighetto sulla spiaggia può anche costare 8 euro. Dunque sappiatelo, e non date retta a chi vi racconta di isole incontaminate...

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A Serifos arriviamo dopo venti minuti di nave veloce. Sin da subito, nonostante il porto sia un susseguirsi di taverne, negozietti, agenzie per il noleggio delle auto, ci appare completamente diversa da Sifnos. La prima è altera, discreta. La seconda è aspra e cruda: può ricordare la disordinata Amorgos, ricca com'è di tornanti e altopiani aridi.

La Chora,  di lontano, sull'altura, appare bellissima e inaccessibile. La raggiungiamo nel primo pomeriggio e già si fa fatica a parcheggiare; in realtà ci si può arrivare anche prendendo un comodo bus dal porto. Lo dico subito: non è affatto la chora (che i lumbard continuano a chiamare "ciora" 🙄) più bella delle Cicladi. Non vissuta dal di dentro, almeno: è splendida vista da lontano, arroccata, bianca e sdegnosa. Ha una bella, minuscola piazza dove si può bere e mangiare qualcosa; c'è sicuramente incanto nei vicoli disordinati, tra le case che sembrano raccontare vicende misteriose, ma l'ho trovata un po' abbandonata a sé stessa.

La struttura dove alloggeremo è su un'altura e, da lì, c'è una vista stupenda; ma, se dovessi tornare su quest'isola, alloggerei al porto, a due passi dal bel mare di Livadi. A Serifos mi si rompe lo schermo del cellulare e non c'è un solo negozio di elettronica in tutta l'isola. Dunque potrò scattare solo poche foto. Adocchio una farmacia, per accertarmi che almeno quella non manchi, non si sa mai.


Immagini di Serifos com'era e dei suoi abitanti


I lidi, quelli più alla buona, offrono lettini e ombrelloni con una consumazione di almeno 8,00 euro. Mangiamo vicino al porto, da "Takis": si tratta di un "autentic family restaurant", attivo sin dal 1981. Complessivamente, ho l'impressione che si mangi meglio qui che a Sifnos.

Il giorno dopo il nostro arrivo, causa forte meltemi, raggiungiamo la parte a sud dell'isola. È un susseguirsi di spiagge molto belle: Koutalas Bay, acqua blu cobalto, dove sorgono strutture extralusso; Vagia, ampia e dotata di una taverna, dove si può sostare all'ombra delle tamerici; la terza, Ganema Bay, sorge a ridosso di un villaggio di pescatori, alcuni dei quali vivono ancora lì. Li si può vedere, barba e capelli incolti, schiacciare un pisolino davanti alle loro case. Chissà quanto tempo manca perché anche queste syrmata vengano trasformate in alloggi in stile cicladico a quattro stelle...

Mega Livadi, a sud ovest, racconta invece una storia complessa. L'isola è stata sfruttata sin dalla fine dell'800 per l'estrazione del ferro (Serifos è chiamata infatti the "iron isle"). Nel 1916 vi fu una sanguinosa rivolta in cui persero la vita quattro operai che si erano ribellati alle disumane condizioni lavorative cui erano sottoposti dalla Compagnia tedesca che gestiva le miniere. Il vecchio pontile di carico arrugginito e alcuni vagoni sulle rotaie fanno da sfondo alla baia dove sorgono due taverne. La spiaggia è un pochino fangosa, ma il mare è molto bello. Da queste parti, secondo il mito, sorgeva la grotta dove Ulisse e i suoi uomini furono tenuti prigionieri dei Ciclopi...


Mega Livadi e i pontili di carico, così come apparivano a inizi '900

Il simbolo di Serifos è una rana. La forma dell'isola, infatti, ricorda questo animale.

Visto che il meltemi non ci dà tregua, scegliamo di sostare nella bellissima Livadakia, situata sotto al suggestivo cimitero di Livadi, dove si può mangiare dell'ottimo capretto da "Alexandros". Fatto un breve tragitto a piedi, c'è Karavi, selvaggia e caraibica. Per me, la spiaggia più bella dell'isola. 

Vista sulla baia di Livadi

Di lontano, la Chora


La Chora di sera


Il giorno dopo, raggiungiamo la "baia borotalco", chiamata così per la sua sabbia fine: si tratta di Psili Ammos, situata ad est dell'isola. Bel mare, ma un delirio di auto e bagnanti. Da lì, raggiungiamo il Monastery Taxiarchon, splendido monastero della fine del 1500 dedicato agli Arcangeli Michele e Gabriele che abbiamo avuto la fortuna di trovare aperto. Da lì si vedono le spiagge di Sikamia e di Platis Gialos (che non abbiamo visitato). Il monaco che ci vive è un po' rude e sembra andare sempre di fretta ma ci dà il tempo di comprare dei souvenirs, tra cui un panetto di sapone prodotto in loco e profumatissimo.

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In sintesi: Sifnos e Serifos sono due isole molto belle, vicine ma diversissime. La prima è più elegante e riposante, con bei centri abitati, curati e ben tenuti; la seconda è più aspra, ha molte più spiagge (tutte splendide) ma è, per certi aspetti, un  po' scomoda. Entrambe sono divenute molto care e sono parecchio turistiche, il che vuol dire plastica, cannucce sulla spiaggia (dovrebbero vietarle) e mozziconi di sigarette nella sabbia; un cambiamento che ci è stato confermato anche da chi le raggiunge da anni. Il simpatico ingegnere di Pistoia che abbiamo conosciuto a Serifos (e che la frequenta dal 2004), quasi piangeva nel raccontarci quanto l'isola si stia snaturando:  hotel troppo cari, case a Mega Livadi fittate a 500,00 euro al giorno, pesce surgelato... Due caffè espresso, se presi al porto, su entrambe le isole, possono costare anche 7,00 euro. Inoltre, il viaggio da fare per raggiungere questi luoghi è molto lungo, considerato anche quanto dista l'aeroporto di Atene dal Pireo: nonostante questo, le isole sono molto gettonate anche da moltissimi europei. 

Confido nella capacità dei greci di tener fede all'importanza della loro storia. Voglio dare fiducia agli influencer (che, su i.g., ci raccontano sempre e solo di luoghi pefetti) perché ci parlino anche dei loro difetti; confido soprattutto in un turismo sostenibile che non voglia replicare ovunque i lussi di un occidente grasso, viziato e incapace di rispettare la natura: finiamola coi beveroni portati ovunque, anche in spiagge meravigliose come quelle che ho visto! Confido nelle piccole pensioncine come quella che ci ha ospitati a Sifnos (il cui nome è "Aphroditi"), semplici e senza pretese, il cui proprietario ci ha salutati, mentre andavamo via, poggiandosi una mano sul cuore. 










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