Lezioni

Arrivi come un'immagine sfocata, ma lo sguardo è il tuo, incancellabile.


Telefonavi senza ricordare che eravamo state assieme tutto il pomeriggio. Arrivava uno spiffero dalla porta di casa tua, il telefono era all'ingresso: me lo dicevi ogni volta, come per parlare del più e del meno, per non dirmi che eri confusa, e triste. Avevi ancora una voce da ragazza. Mi chiedo se la dimenticherò.

Poi sei crollata. Ti imboccavo, resistevi, eri in camicia da notte, mi dicesti, quando rimanemmo sole: "Sai, ho degli attimi di sbandamento, non ricordo le cose, ma vedi" aggiungesti "io non sono mai stata vecchia. Ora, sono vecchia". Una grande lezione di vita. Non ti ho mai voluto bene come in quel periodo. Avevi dismesso i panni della madre esortante, severa. Eri fragile come forse sei sempre stata, una donna sola, come ti definiva A., che ha sempre saputo leggere le persone meglio di me. 

Quando arrivi, io avverto come un suono sottile e il contraccolpo è duro. Possibile che tu non sia più qui a proteggermi?  



(Il sogno di te, stanotte: piccola e sola in una casa di marzapane. Ho fatto fatica a raggiungerti, qualcuno mi ha aperto la porta per consentirmi di arrivare fino a te. Era cortese e indifferente. Riuscivo così a trovarti e ti vedevo lì, in attesa: spicchi di mela in un piatto. Ti stringevo forte, mi stavi  aspettando).


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