Koufunissi, Amorgos e Folegandros
Ano Koufunissi
Il nostro viaggio verso
l'arcipelago di Koufunissi inizia da Naxos, dal cui porticciolo (Volakas) ci imbarchiamo prendendo un taxi-boat. Sarà il
capitano Kostas Prassinos a sfidare un mare forza sei per condurci fino ad Ano
Koufunissi, isola minuscola e paradisiaca: non più di trecento abitanti per
circa 4 km quadrati. Nel tardo pomeriggio agostano l'isola ci appare
sonnacchiosa, immersa in un'atmosfera rassicurante. La Chora è situata alla
sinistra del porto, per chi sbarca: minuscola, deliziosa, ricca di negozietti e
in leggera salita fino alla chiesetta di San Giorgio, il cui campanile
s'allunga contro il cielo azzurro. L'esplorazione dell'isola inizia il giorno successivo. Il mare che bagna
Koufunissi è incantevole, da togliere il fiato. E' il simbolo di una vita
libera, a piedi nudi, senza orpelli. L'isola è un'enclave italiana: si sentono
per lo più accenti del nord Italia, milanesi, bergamaschi. Ci fermiamo in
una piccola caletta della spiaggia di Platia Pounta. La costa ad est
dell'isola, da sud a nord e fino alla spiaggia di Pori, è un susseguirsi di
incantevoli scenari: mare argenteo, sabbia fine, fondali di cristallo. Platia
Pounta è detta anche l'italida,
in onore di un'italiana che vi comprò casa diversi anni fa. Le spiagge di Ano
Koufunissi, a fine agosto, appaiono ancora affollatissime. A Pori ci sono due
taverne per chi desidera rifocillarsi ma nessun lido, come d'altronde in tutta
l'isola. Se, da Pori, desiderate rientrare nella Chora usando un mezzo comodo,
potrete prendere un bus al prezzo di E. 2,50 a corsa. Le varie calette ad est
di Koufunissi sono raggiungibili anche col barchino, al prezzo di E. 5,00
per l'intera giornata.
Kato
Koufunissi
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Kato Koufunissi |
Barchino
che, il giorno dopo, ci conduce a Kato Koufunissi, il paradiso dei
naturisti. La lunga spiaggia di Nero è parzialmente occupata dalle tende
dei campeggiatori che vi trascorrono la notte. La sabbia è scura e le nuotate molto
piacevoli. Ogni tanto, dalle rocce, arriva il belare sordo delle capre e il
raglio di un asino: sono loro, assieme a qualche cordiale pastore, i soli
abitanti di questo impervio paradiso, unitamente con i proprietari delle
pochissime case presenti sull'isola. Il barchino, durante tutto il giorno,
consente gli spostamenti da una spiaggia a un'altra. Una delle più incantevoli,
sicuramente, è quella di Laki, che si raggiunge superato l'unico
ristorante dell'isola, di fronte alla Chiesa di Santa Panagia, che si scorge in
lontananza. Laki è una piccola lingua di sassi che digrada verso il mare,
aprendosi su un'acqua verdazzurra davvero bellissima. Nel viaggio di ritorno da
Kato Koufunissi, lo sguardo è calamitato dall'isola di Keros. Alta,
imponente, si inarca verso il cielo, arida e maestosa. Fu rifugio di naviganti,
pirati, trafficanti, e nascondeva un grande numero di reperti dell'era
cicladica. Alcuni, oggi, sono custoditi nel museo di Atene, mentre altri fanno
parte di collezioni private. Purtroppo, però, la maggior parte è
stata trafugata. Cosa rappresentò Keros, nell'antichità? Dopo
trent'anni di scavi, gli archeologi ancora se lo domandano. Una necropoli o,
piuttosto, l'isola dove avevano luogo riti propiziatori in favore delle divinità?
Di recente, si è scoperto che il contiguo isolotto di Daskalio era stato
trasformato dalle popolazioni cicladiche in un vero e proprio altare
terrazzato, ricoperto di scintillante sabbia bianca e dotato di canali di
scolo. Il piccolo arcipelago di Koufunissi merita almeno tre giorni di visita:
è un mondo perfetto, rasserenante. Stanno aumentando le strutture
ricettive e si mangia bene ovunque. Speriamo che il
turismo resti sostenibile e che i visitatori abbiano, verso questi isolotti, il
rispetto che meritano. Per dormire,
noi abbiamo scelto una struttura alberghiera a trecento metri dalla Chora, ma
Ano Koufunissi è talmente piccola che non si hanno problemi a girarla con
i mezzi pubblici. Due sono i supermercati, entrambi ben forniti, uno di questi
è a due passi dal porticciolo, e un ATM è presente nella Chora. Leggenda vuole
che l'effetto rassicurante di questo arcipelago sia opera proprio della
disabitata, contigua isola di Keros, capace di irradiare la sua misteriosa
energia alle isole vicine...
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Vista su Amorgos |
Amorgos
Sapevo che mi avrebbe
intrigata. Odore di liquirizia, ginepro. Terra brulla,
scoscesa. Lungo il tragitto dal porto all'hotel, le capre ci osservano dai
declivi, ruminando indifferenti. Neanche 2000 abitanti per una superficie di
126 km quadrati. E' la Grecia aspra, complicata, scomoda, di cinquant'anni fa. La
spiaggia di Aegiali, al mattino presto, è immersa in un silenzio sonnacchioso.
Elusiva, riservata, indolente, è così che appare l'isola appena si sbarca nel
porto di Katàpola. Raccatto, tra la sabbia, mozziconi di sigaretta, tappi di
bottiglia, il piede di una bambola rotta, cerotti. E' la nostra oscena modernità.
Dinanzi a noi, l'isolotto di Nikouria si staglia come un faraglione. Amorgos
è terra abitata da epoche remote, approdo di pirati, più turca che greca, luogo di esilio sin dall'epoca dei Romani.
E' luogo impervio, scontroso, sfugge alle definizioni turistiche. Alla
destra del porto di Aegiali, il secondo dell'isola, la spiaggia si allunga per
circa un chilometro. Costeggiata da diving center, bar, sdraio, ma anche da
belle taverne arredate in modo semplice, in certi tratti appare davvero
inattuale, lontana dal presente. A Tholaria, uno dei borghi di Aegiali, si può
mangiare da O Choreftis, trattoria contigua a un disordinato mini-market, la
cui proprietaria ti fa strada nella cucina e ti mostra il pasto del giorno: moussaka, imam (pasticcio di patate e
melanzane), capretto in umido, dolci ottimi.
Il lato a sud-est dell'isola (Katotarivissa) ha sicuramente il mare più bello: acqua cristallina, fondali chiari. Nella
baia di Aegiali (certo meno rurale, meglio servita) le grosse navi attraccano
con un suono roboante, scaricando diligenti turisti in fila indiana,
auto e camion, mentre le onde si rovesciano sui bagnanti. Vale sicuramente la
pena, dunque, lasciare questa zona (dove
io, tra l'altro, non pernotterei) e dirigersi verso Agia Anna, il luogo che ispirò a Luc Besson il suo "Le grand bleu". La
discesa è ripida e la spiaggia minuscola: ma il mare è stupendo.
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O choreftis |
Da Agia Anna è
possibile raggiungere il Monastero
di Hozoviotizza, che vale tutta la notevole scarpinata. All'interno, il
turista è accolto dal barbuto patriarca, pronto ad offrire lukumi e liquorino
locale. Si entra solo se dotati di pantaloni o gonne lunghe, che vengono
gentilmente offerti dalla casa. Se poi si desidera fare un bagno meraviglioso,
bisogna raggiungere da Katàpola, col barchino, la spiaggia attrezzata di Maltezi (E.4,00 andata e ritorno), dove il mare è limpidissimo e un ombrellone e
due lettini si possono fittare ad appena E.8,00.
La Chora di Amorgos
(alcuni italiani la chiamano ciora,
dimenticando perfino il greco scolastico) è una tappa obbligata. I mulini e il
Castro che la sovrastano la rendono davvero particolare, forse una delle più
belle delle Cicladi. Di notte s'accende e diventa ancora più affascinante.
Localini, negozietti, bar, ristoranti, un dedalo labirintico di vicoli tra i
quali esplodono centenarie bouganvilles, abbarbicate alle case imbiancate a
calce. Noi abbiamo mangiato (bene) da Transistoraki,
ma c'è solo l'imbarazzo della scelta...Dove dormire ad Amorgos? Per la vita
notturna, suggerisco Aegiali, ma io - che amo un altro tipo di suggestioni
- opterei per la Chora ed eviterei le strutture isolate. Altrimenti,
si può scegliere Katàpola - che, di sera, si spegne un pò - perché, dal
porto, si possono raggiungere le spiagge più belle dell'isola. Noi
abbiamo dormito dalle parti della spiaggia di Agios Pavlos, che non ho
amato particolarmente (è, più che altro, un lembo di sassi che si spalma
verso il mare). Omero definì Amorgos l'isola nuda.
Attraversata dal lungo altipiano che la domina, è appena addolcita da strette
valli alluvionali. Il paesaggio è arido, quasi inospitale e questo spiega
perché fu scelta, nei tempi passati, quale luogo di esilio. Appartiene al
vento, alla storia e, soprattutto, ai suoi abitanti. Si può forse non amarla,
ma di certo non lascia indifferenti. E' un'isola scomoda, per niente raffinata
(né vuol esserlo),
un pò sciatta, selvatica, piena di salite e discese impegnative. Non è
rassicurante, non strizza l'occhio al visitatore. L'acqua del suo mare varia
dal verde al blu scuro e le onde si infrangono sugli scogli mostrando i loro
denti. Il paesaggio di Amorgos sembra passivo, ma nasconde un'attesa vigile,
silenziosa, sospesa.
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Tramonto su Katàpola |
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Folegandros |
Folegandros
Folegandros dista da Amorgos circa due ore di
navigazione col catamarano. La zona del porto appare, al turista appena
sbarcato, tranquilla e ordinata. Come siamo lontani, qui, dal caos
soffocante di Santorini! Qualche bar, una piccola chiesa, un mini-market, pochi
ristoranti, piccole strutture ricettive. L'acqua è limpida e, sulla spiaggia, i
bambini fanno tuffi da una piattaforma, piccoli gridolini riempiono l'aria.
Alle spalle del porto, la spiaggia di Vardia si raggiunge scendendo una comoda scalinata. Il mare è
agitato e la sabbia si solleva dal fondale. Poca gente, il fine estate qui si
presenta placido ma ancora carico di aspettative. La Chora di Folegandros è tra
le più belle delle Cicladi ed è uno sviluppo dell'insediamento risalente al
periodo della dominazione veneziana di Marco Sanudo (XIII secolo d.c.).
Labirintica, si schiude sul Castro, l'antico castello costituito dalle case
degli isolani, che vi si difendevano dalla incursioni dei pirati. Negozietti
eleganti, bar, le piazze con gli alberi centenari a fare ombra ai tavoli degli
innumerevoli ristoranti. Tantissime le chiesette, praticamente ad ogni angolo,
tanti gli italiani, maglioncino sulle spalle e bermuda. Le spiagge a nord est
dell'isola non sono indimenticabili. Lasciate la zona del porto e vedrete
apparire la
grande bellezza prendendo un barchino (al costo di E.6,00 al
giorno, andata e ritorno) da Agali (mare molto bello anche qui, se desiderate
fermarvi). Potrete così raggiungere le due spiagge di Aghios Nikolaos e Livadaki, quest'ultima davvero splendida, di culto, come
si usa dire.
Fate così, raggiungete prima la seconda e poi, dopo un paio d'ore,
fatevi portare ad Aghios Nikolaos a mangiare una bella insalata greca al suono
del sirtaki: qui il mare - stupendo - è più accessibile anche se la spiaggia
non è attrezzata (come su tutta l'isola). Di sera, godetevi il tramonto ad Ano
Meria, il vero centro abitato di Folegandros, i cui settecento abitanti
vivono di agricoltura e pastorizia, in completa autosufficienza. Il sole non
tramonterà nel mare ma sull'isoletta di Poliegos e, più dietro, sulla
meravigliosa Milos.
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Aghios Nikolaos |
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Sullo sfondo, Milos |
Ad Ano Meria
(che è, in sostanza, un agglomerato di case, un c.d. filamento urbano) non
si può mancare una sosta da Sinadisi,
storica taverna dove è possibile mangiare la famosa matsata, pasta
condita con formaggio di capra aromatizzato e sugo di carne a scelta. Nella
Chora, chiusa da un lato da una scogliera alta 200 metri, troverete,
limitrofo al Castro, un bar storico davanti al quale siedono le persone anziane
del luogo. Tutto il Castro
- che è, in
realtà, la vera Chora - è un luogo suggestivo rimasto intatto e
abitato per secoli. Sulle pareti delle case è ancora possibile scorgere delle
feritoie, un tempo usate per difendersi dai nemici.
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Verso Panagia |
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