Il suo sangue
'Un tempo ero là, nell'ora dei segreti, nel belare delle greggi, nel grido delle donne all'alba, quando il futuro veniva rivelato. Si entrava abbacinati dal nitore del cielo, stremati dalla lunga strada di polvere, impauriti. Assisa e distante, la Pizia masticava foglie di alloro a occhi chiusi. Sapeva già ogni cosa e rideva degli astanti col fiato mozzo che le s'inginocchiavano ai piedi.
A Delfi il mondo s'accartocciava: non c'era più né oriente né occidente, tutto era solo destino, presagio, partenza (...) I bambini, vestiti di bianco e d'oro, correvano verso l'entrata del tempio, la polvere si alzava tutt'intorno a loro, bianca e spessa... Allora la Pizia, infastidita, avvolgeva il capo nel mantello, masticando e sputando. Di lontano, il Parnaso emanava vapori finché, rapide, le nuvole precipitavano nelle valli, rosa e blu (...). Quando fosse caduta in ginocchio, il destino si sarebbe compiuto. Lungo i pendii della montagna mi lasciai andare, in preda a un dolore che nessun vaticinio avrebbe potuto spiegare. Piansi senza ritegno, senza freni (...).
Mentre la folla scemava, tra suoni di flauti e belati, capivo quello che la Pizia aveva detto a me sola: "E' colpa del tuo sangue".
E il mio sangue era l'immagine della mia solitudine'.
Ho scritto queste poche righe diversi anni fa. Solo qualche appunto, perché le immagini catturate e le sensazioni provate non scomparissero. Ero tornata da un viaggio immaginifico fatto con Cinzia Caputo, la mia amica poetessa. Quell'estate, in Peloponneso, c'erano stati gli incendi. Sbarcammo a Killini e vedemmo le montagne in fiamme, i vecchi camminare a bordo strada a piedi nudi, sputando. La cosa non ci spaventò, proseguimmo fino ad Olimpia, visitammo Atene, Micene, Epidauro, Corinto, Tirinto, Nauplio, arrivammo a Delfi, meta finale del viaggio.
Ad Itea, paesino situato appena sotto al Parnaso, decidemmo di concederci una sosta, il giorno prima di fare rientro in Italia. Sulla spiaggia, a un tratto, vedemmo una ventina di anziani camminare veloci, mano nella mano, verso il mare, con una gioia nel viso che non ho più dimenticato.
Delfi mi è rimasta nel cuore, complice anche la compagnia di una persona straordinaria come Cinzia. E così la Pizia, il fuoco e l'acqua, i colori della montagna, tutto quel mondo che mi sembrava di conoscere e che dunque volevo incontrare ancora.
Il mio amore per la Grecia nacque allora, ne sono certa, e dura, straordinario, ancora oggi.
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