La recensione di Cinzia Caputo al mio 'Amata nobis'
Ringrazio Cinzia per questo ennesimo dono.
"Per il pensiero magico l’universo e le forze che lo governano formano un
solo organismo che avvolge l’uomo in un cerchio di energie sulle quali
possono intervenire iniziati,
sciamani, maghi o streghe. Ogni azione di questo sistema di conoscenza ha alla base l’idea che
microcosmo e macrocosmo, visibile e invisibile, siano connessi come un unico,
grande tessuto. Lo spirito magico è quindi in grado di avvicinare ciò che è
distante, rendere affine ciò che è estraneo e conciliare ciò che in apparenza
diverge. Questa concezione del mondo come organismo vivente risale ad alcune
correnti relativamente tarde del pensiero antico, come lo Stoicismo e il
Neoplatonismo, ma risale ancor prima a Platone e ai presocratici, d’altra parte
il filosofo è un mago del pensiero con cui riesce ad accedere ai misteri dell’ Anima Mundi. Il concetto di Anima mundi
ci rimanda alla nostra tradizione italiana proveniente dai tre grandi maestri :
Plotino, Ficino e Vico che mise al centro del pensiero l’amore recettivo e
creativo senza di cui le immagini del mondo giacciono come morte, sepolte sotto
il peso del realismo. La separazione, ancora imperante nella nostra cultura,
tra mente corpo e spirito ha tagliato le nostre radici e ha interrotto il
rapporto di continuità tra noi e il pianeta terra in quanto organismo vivente.
Riconnettersi all’Anima Mundi significa
fare esperienza delle profonde interconnessioni tra i fenomeni, significa anche
risvegliare la nostra coscienza a quella dimensione del femminile primordiale
che è stata sepolta dalla storia. Le scoperte archeologiche confermano la
predominanza del culto di divinità femminili nel Mediterraneo, dal Paleolitico
all’età del bronzo e in parte fino al periodo Minoico. Tuttavia il matriarcato
come forma di dominio non è mai esistito, le società matrilineari del Neolitico
non erano fondate sul dominio e sulla guerra, ma il culto della grande Dea era
una espressione sacra dell’unità di tutti i fenomeni, in cui la visione della terra come unità vivente
era espressione dell’immagine del corpo della donna. Tale mito è stato
depotenziato e l’immagine del divino ha perso il suo lato femminile, su cui invece viene proiettata l’ombra
del male, del maleficio, e delle stregoneria. Lilith è l’ombra rimossa ed
originaria della più mite Eva, sottomessa compagna, tratta da una costola
maschile, in cui la realtà più profonda e caotica dell’universo si presenta
addomesticata. La demoniaca Lilith con la sua sopraffacente sensualità si
aggira incorporea ed insidiosa nell’immaginario di uomini che ne hanno negato
con violenza la potenza e schiacciato e umiliato la bellezza e la libertà. Marco Callisto da Todi Vicario
al tempo dell’ Inquisizione, e prossimo alla fine, si racconta e ci narra la storia di Bellezza
Orsini, una donna come tante a quel tempo, che furono torturate e poi anche
bruciate perché considerate streghe, compagne del diavolo, lussuriose megere ,
artefici di malefici... E’ alla fine
della sua vita, che percorre a ritroso, rivivendola attraverso il dubbio in cui affiorano i rimorsi; il ricordo di una
donna lo inquieta e lo assilla, lui è stato la causa della sua morte. Ricostruisce tutti i passaggi che hanno
condotto la donna davanti al tribunale ecclesiastico, ma non ci sono più le certezze e la
fierezza che lo hanno sostenuto per far eseguire la
condanna, dettata dal pugno fermo della "verità". Ciò che lui era
e rappresentava per la società, ora che è vicino alla morte, non gli basta più ,
è il ritorno del rimosso. La sua Anima gli parla, lo rimprovera , lo guarda
negli occhi e lo accusa, ma è l’accusa della natura, dell’Anima del mondo che
l’uomo ha mortificato; è il volto stravolto della terra, degli animali in
estinzione, dei ghiacciai che si sciolgono, delle guerre, dei profughi di ieri
e di oggi, del sempre della storia
che si ripete, la yubris dell’uomo
che non conosce se stesso, e che perde il senso del suo essere al mondo, della
necessità di abitarlo senza possederlo.
Chi è veramente Bellezza? Una donna molto povera e sfruttata da tutti, dal padre che abusa di
lei giovanissima, lasciandola incinta di una creatura che vedrà la luce, ma a
cui non potrà dare molto, ma anche una donna ricca di spirito di vita, audace e
sensuale, che usa l’unico potere che ha, quello del corpo e della seduzione,
per restare al mondo e cercare di comprenderlo. L’amore per la conoscenza impedito alle donne, e la ribelle
vitalità dell’istinto, la porteranno di fronte al tribunale dell’inquisizione,
che la sottoporrà alla tortura e forse alla morte. Scorrono le testimonianze
dei personaggi che sostennero l’accusa e di quelli che tentarono di salvarla,
con tutte le loro storie e le loro psicologie, in particolare quella dell’amica
Lucia, compagna di sventura e di povertà. Quella dell’amante proibito Camillo,
figlio del conte del paese, che sarà poi causa della sua fine, figura debole e
schiacciata anch’essa, che non potrà aiutare Bellezza a salvarsi, mentre lei si
erge in tutto il suo coraggio
difendendosi da sola, senza mai coinvolgerlo nel processo.
Soprattutto si ricostruisce la figura di Tommaso,
parroco del paese, personaggio emblematico ed ambiguo, attraverso cui l’abile penna
dell’autrice tesse i fili del racconto in modo da lasciarci sospesi
nell’incerto e con la libertà di
immaginare più soluzioni possibili. Vera è la storia che la Bartolini ricostruisce, ma come ogni storia raccontata non può
prescindere dal fittizio, a dimostrazione che solo la libertà ci garantisce,
mentre, ogni volta che cerchiamo di affermare la "verità", stiamo in realtà rimuovendo
e negando parte della realtà.
Cinzia
Caputo
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