La vita invisibile di Euridice Gusmào
Euridice Gusmào ha molti talenti che la società brasiliana degli anni ’40/’50 considera disdicevoli. Cucina meravigliosamente, taglia e cuce per le donne del suo quartiere, legge e cresce i suoi due figli, suona il flauto. Ma è infelice.
Il matrimonio, la cura della casa e del compagno, l’impegno verso la sua famiglia, sono il suo solo orizzonte. Suo marito la rispetta, a patto che lei non esca fuori dal seminato: deve attendere ai compiti per i quali si è sposata. Una prospettiva che spegne Euridice, circondata da un mondo fatto di donne rassegnate, di maschilisti frustrati e di sterili quotidianità. Sullo sfondo, una Rio brulicante che sfugge alle regole, esattamente come fa Guida, la sorella di Euridice, bella e con minor talento, ma determinata ad essere libera e a pagarne il prezzo. Le due sorelle – che si amano profondamente anche se il destino le ha allontanate – sono l’una lo specchio dell’altra, nelle infinite contraddizioni dell’esistente e nell’affetto che vive a dispetto dei pregiudizi.
Martha Batalha, scrittrice nata in Brasile nel 1973 ma trapiantata in America, ha dato alle stampe nel 2016 questo romanzo travolgente, dalla prosa ironica e mai giudicante, che tutto svela e dice, mantenendo sempre la sua eterea profondità e strappando al lettore più di una risata. Il testo ha - al suo centro - l’identità femminile e la sua infinita ricchezza.
Determinate ad emanciparsi per sfuggire al prototipo materno (una madre che è l’ombra del marito) e all’imperante cultura patriarcale, le due sorelle percorreranno separate le loro strade, cercandosi però per tutta la vita e traendo forza dal ricordo, fino a potersi riabbracciare.
Al romanzo, edito in Italia da Feltrinelli e stupendamente tradotto, si è ispirato l’omonimo (bellissimo) film, per la regia di Karim Ainouz. Un film che consigliamo a tutti di vedere e che, se pure a tratti stravolge il racconto da cui è tratto, colpisce per la forza espressiva delle attrici protagoniste e per la drammaticità delle immagini.
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