Tre giorni a Bordeaux


Atterriamo in Aquitania sotto una pioggia battente, la Garonna scorre limacciosa e si perde in mille rivoli nelle campagne, in larghe pozze d’acqua tutt’intorno al capoluogo, nelle stesse terre che, in estate, si riempiono di colori e di vita.
Col bus dall’aeroporto, in circa tre quarti d’ora, arriviamo a Bordeaux, dalle parti di Piazza Gambetta, largo spiazzo in pieno restyling. Poi, una lunga passeggiata ci porta fino ai giardini pubblici, bellissimi d’ocra e di rosso, lucenti di pioggia.

Giardini pubblici

Dormiremo in una maison d’hotes talmente bella da diventare parte integrante del viaggio (guesthouse "La Course"): baguettes fresche al mattino, marmellate fatte in casa, spremute d’arancia, tutto perfetto e completamente diverso da quello che si prevede per sabato: i gilets jaunes in rivolta contro le politiche del governo. 

Nel quartiere in cui siamo, Chartrons, i tumulti previsti per il fine settimana non ci raggiungeranno; locali particolari, bistrot, edicole, fiorai, viuzze strette circondate da palazzi di metà ottocento, la cattedrale di Notre Dame che svetta imponente contro il cielo grigio e minaccioso, il CAPC, Museo d'arte moderna a poca distanza. Ovunque c‘è un’atmosfera bellissima, elegante, non per niente, questo,  è il quartiere "bene" di Bordeaux.


Fiori a Chartrons

Guest house "La Course"

Mangeremo (ottimamente, ma pagando un conto assai salato) a "El Nacional", locale argentino affollato e ben recensito sui social. Ma è più caratteristico ed economico il "Paul's Place" , che propone una cucina mixata anglo-francese (non dimentichiamo che Bordeaux è stata sotto il dominio inglese ai tempi del matrimonio tra Eleonora d'Aquitania ed Enrico Plantageneto, re d'Inghilterra), locale dove abbiamo assistito a un concertino di chitarra e voce davvero delizioso. 
A pranzo, dalle parti di Piazza della Borsa, luogo di ristoranti e locali per tutte le tasche, conosciamo una coppia di anziani sindacalisti che sono venuti a manifestare in nome di leggi più eque. Ce l’hanno con Macron ma non saprebbero con chi ‘sostituirlo’, paventano ciò che sta accadendo da noi in Italia, “non vogliamo la destra al potere”, dicono.

Il centro storico della città è patrimonio dell’Unesco. Le linee del tram solcano la pavimentazione in basalto, non ci sono fili elettrici, tutto è impeccabile, pulito, molte sono le piste ciclabili, le vetrine dei negozi luccicano, gli addobbi natalizi sono di un’eleganza semplice, less is more: è proprio vero. 
Le antiche porte medioevali della città (Porta d'Aquitania, Porta Dijeaux) sono un vero spettacolo. I tram (efficienti e puntualissimi) sono il mezzo scelto dagli abitanti di Bordeaux per spostarsi da un quartiere all’altro; non c’è traffico, il costo per un’ora di corsa è di 1,70 euro, meglio portare con sé un po’ di spiccioli per non usare il bancomat nei vari chioschetti. Con 3,00 euro la validità del biglietto è giornaliera. Tutto è in perfetto orario, l’unica nota stonata è che, spesso, i mezzi sono strapieni di gente. Se ce la fate, percorrete a piedi tutta la Rue di Santa Caterina, circa 1,7 km di negozi, bar e piccoli empori.  

Piazza della Borsa


Museo delle Belle Arti

La parte ad Est del centro storico è ben accorsata ma, mano a mano che si scende verso sud,  lo scenario cambia: dal quartiere di Saint Pierre fino a quelli multietnici, con le bancarelle che vendono tagjin marocchini o narghilé, paccottiglia per turisti e dolci arabi, vecchie teiere vintage e sapone biologico.  
Ma, sempre, nelle piazze, dove passano le camionette per la pulitura del basalto, svettano le  cattedrali (Saint Michel, Saint Pierre), tutte incantevoli e patrimonio dell’Unesco, situate, tra l’altro,  lungo il percorso del cammino di Santiago de Compostela.
In Place de la Bourse, causa pioggia, la fontana è ferma e non possiamo  ammirare lo specchio d’acqua artificiale più grande del mondo (3450 metri quadrati), ma intatto è l'incanto dei palazzi, la magnificenza dell'architettura e dei tetti in ardesia. Poco lontano, la Garonna scorre sotto i ponti, maestosa ed inquinata.


Bordeaux è una città bellissima, ben organizzata, ricca di fascino (la Cité du Vin merita una visita anche solo per la sua architettura avveniristica, ma il bistrot al suo interno è piuttosto caro, ordinate una caraffa d'acqua e non una bottiglia, che vi può costare anche 5,00 euro). 
L'importante Museo d'Aquitania e quello delle Belle Arti sono centralissimi e si raggiungono col tram e col bus; dedicategli tempo, non ve ne pentirete. Per fare un break, fermatevi nella Place du Grand Theatre a degustare del vino o a consumare un'ottima omelette al formaggio a bar "Le Régent"(costo: 12,00 euro con acqua in caraffa ed insalata), o per assaggiare i famosi canelét. 
Alla "Maison du Vin", sempre nella Piazza del Teatro (teatro che Sthendal, sbagliando di grosso, definì il più brutto d'Europa) si può bere dell'ottimo vino in un ambiente giovane e raffinato. 

Il giorno della partenza, con un bus preso dalle parti di Piazza Gambetta (seguite i trattini indicati sulle mappe, che indicano l'aeroporto), abbiamo raggiunto Merignac in circa tre quarti d'ora. 
Bus affollatissimo, si viaggiava in piedi, meglio anticipare l'andata. La fermata del bus numero uno, però, è stata spostata in una via laterale, rispetto a quanto indicato, dunque meglio chiedere ai passanti. Resta, di Bordeaux, una sorta di innamoramento, il desiderio di ritornarci, una sensazione di benessere e di armonia e il sorriso dei bordolesi, pronti a dare indicazioni, ad accoglierti, orgogliosi come sono di vivere in una delle città più belle d'Europa. 

Senz'altro a rivederci, dunque, meravigliosa Bordeaux!

Commenti

Post popolari in questo blog

Persone

Mia madre, di Doris Lessing

Da Malaga ad Almeria, coast to coast: cosa vedere in una settimana