VIAGGI - Aix en Provence

Aix en Provence, in corso Mirabeu, t'accoglie con alberi festosi e fontane zampillanti. E’ una delle tappe che abbiamo scelto per il nostro viaggio in Provenza, Aix. Una delle più attese.

Passeggiamo con calma dinanzi ai bar affollati di persone, al palazzo con l’insegna sbiadita del negozio di cappelli del padre di Cézanne. Il quale, da cappellaio, divenne presto banchiere, senza immaginare che suo figlio sarebbe stato celebrato, nemmeno troppo tempo dopo, come uno dei più grandi artisti del suo secolo.

Arriviamo nella parte vecchia della città, con i suoi monumenti, gli archi e i palazzi seicenteschi. Mentre ci dirigevamo verso Aix abbiamo intravisto, di lontano, la montagna Saint Victoire. Ci è sembrata incantevole o, forse, la nostra, è stata pura suggestione: abbiamo ripensato infatti alle tele di Cézanne che ne riproducevano la bellezza, violata, oggi, dal taglio della statale su cui sfrecciano le automobili.
Gli universitari stanno rientrando dalle vacanze, a breve la città traboccherà di studenti, i locali saranno ancora più affollati. Tra i vicoli, spezzati dai raggi del sole, lo stupore aumenta. I palazzi dalle facciate seicentesche, i platani che ombreggiano le piazze, i locali con i tavolini all’aperto: la città ha un aspetto meraviglioso. Salendo lungo Rue de l’Opéra si può visitare la casa dove nacque Cézanne. Perché Aix è Cézanne: li legò infatti un rapporto che durò tutta una vita. L’Atelier del pittore è raggiungibile al termine di una ripida salita, lungo il chemin de Lauves: vi si può vedere una foto dello stesso artista che, tele e pennelli in spalla, percorre la strada per raggiungere il suo studio. Proprio lì, fuori città, lo sorprese la pioggia, nel 1906, mentre dipingeva in esterni. Decise però di non abbandonare il lavoro e continuò a dipingere: si prese una brutta congestione e morì pochi giorni dopo. Visitare l’atelier mi emoziona. L’ambiente al secondo piano è stato ricreato per ricordare le sue opere; i mobili sono originali, perfino il paltò attaccato al muro; il bastone da passeggio, la sedia su cui Cezanne si sdraiava a prendere il sole, le mele, la caraffa, i pennelli che adoperava.
All’esterno, che è un armonioso intreccio d’edera tra panchine e sedute di pietra, troviamo una custode che s’intrattiene a lungo con noi: parla benissimo l’italiano e ci racconta la vita dell’artista. In pratica, l’atelier fu salvato da un ammiratore di Cézanne che ne ebbe cura fino alla seconda guerra mondiale. Non è facile riprodurre, in scrittura, l’incanto dei luoghi che si visitano; ma è soprattutto dopo molto tempo che quell’incanto si ripropone, diventando fisso nella memoria. Aix è una città turistica senza esserlo fino in fondo; al di là dei megaparcheggi, ha mantenuto un’atmosfera autentica. Come nella cattedrale di Saint Sauver, elegante e misteriosa, che serba le memorie dei rivoluzionari.
Ovunque, ci sono negozi deliziosi, piccoli supermercati che non hanno nulla dell’ atmosfera stritolante dei nostri centri commerciali; vi si trova dell’ottimo formaggio francese e vino di qualità.
In strada incrociamo un ragazzo che raccatta cicche di sigarette tra le connessure del selciato. Dice che è molto dispiaciuto per come i turisti trattano la sua città, ma noi gli stiamo simpatici e ci accompagna volentieri all’Epicerie, il b & b che abbiamo prenotato qui ad Aix.
Il posto (L'Epicerie, http://www.unechambreenville.eu/) non ci delude, anzi. E’ un palazzo che il proprietario, Luc, ha ristrutturato mantenendo un’atmosfera shabby. Trovarlo non è stato facile ma, grazie all’aiuto del ragazzo raccatta-cicche, ci siamo riusciti. Pur essendo in pieno centro, infatti, occupa una stradina silenziosa e appartata. Luc è prodigo di consigli e molto alla mano; la sua famiglia è originaria della toscana e lui conosce molto bene l’Italia. Grazie alle sue indicazioni raggiungiamo Marsiglia il giorno dopo, con un comodo autobus che ci fa risparmiare tempo e denaro. Maria, braccio destro del titolare, è una spagnola sanguigna e assai simpatica, che si intrattiene con noi a tavola, nel piccolo giardino sul retro. Le camere sono comode, l’ambientazione è vintage e ci piace moltissimo.

A sera le strade si animano. C’è gente ovunque, nella piazza del mercato è previsto un concerto per arpe irlandesi a cui assisteremo ballando tra la gente. Pur essendo una piccola città, Aix cambia faccia continuamente. Di notte sembra di essere in un altro posto, percorrendo le viuzze che si aprono all’improvviso sugli slarghi pieni di passanti. Viaggiare, per me, rappresenta un modo per uscire dai miei limiti. Mi piace muovermi nel flusso delle persone e non avere un nome, non essere identificabile. Mi sembra di vedere meglio ciò che c’è intorno e di percepire la realtà in modo netto. Ricordo una volta, ero a Napoli. Appena arrivata in via Medina mi ritrovai in un gruppo di persone e camminai per un po’ senza nemmeno capire dove andassi. E, soprattutto, chi fossi. Viaggiare è, in fondo, un modo per essere ‘altro’, utilizzando uno sguardo profondo. E’ così facile stancarsi di se stessi, dopotutto! In viaggio non accade mai.

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