Granada d'inverno



Granada d'inverno è nebbia, le cime imbiancate della Sierra Nevada, di lontano. 

I negozietti chiusi lungo la Carrera del Darro, poco movimento, rumore di passi lungo la via, qualche taxi.

L’aria è rigida come non immaginavamo; restano aperti i ristoranti sul Paseo de los Tristes, a ridosso della salita verso l'Albaicín. Si può ancora assistere a qualche spettacolo di flamenco dopo il tramonto, quando pochi, sparuti passanti si fermano a guardare, dal Mirador de San Nicolas, l'Alhambra accesa d'ocra.

Albaicin

Struggente Granada che d'inverno non promette e non mente, mostrandosi nuda lungo le strade acciottolate che digradano verso il centro. La paccottiglia della Medina è esposta in vetrina, piccole tajine come souvenir, una granata in porcellana per ricordo, rossa. Accumulo di momenti e di anni, tasselli della trama che si svelerà alla fine.

Ma adesso. Qui e ora. Camminare assieme, salire nel freddo del mattino verso la Reggia, arrivare stremati nell’incanto. I palazzi Nasridi che riluccicano al sole, le fontane zampillanti, il Cortile dei Leoni: le piante, i marmi, il palazzo di Carlo V. 

Il Cortile dei Leoni 

Il bianco abbagliante del quartiere arabo, che appare, da lontano, spalmato lungo la collina. I turisti intirizziti si coprono la testa, avvolgono sciarpe intorno al collo. Noi ci sediamo su una panchina a respirare l’aria frizzante, così diversa. Poi scendiamo giù, nel cuore della città infreddolita, tra le viuzze che s’attorcigliano, là dove vendono ventagli e narghilé, e dove si può mangiare del cous cous a poco prezzo. Queste strade, di notte, anche d’inverno, s’accendono nei locali alla moda, soprattutto alle spalle della Gran Via.

Visitiamo la Cappella Reale dov’è sepolta, tra gli altri, Giovanna la pazza. Proprio lei, la sublime, mai amata dal marito, che si sacrificò per dare a suo figlio il regno. Cosa resta, mi chiedo, di tanto sperare e disperare, di quella sua reclusione a Valladolid, lontano dal mare che amava. Lei voleva soprattutto essere libera.

L'oro del Darro era quello che gli abitanti della Granada medioevale lavavano sulle sue rive. Ponti che collegavano la carrera alla fortezza dei Mori, ormai crollati, pullulanti di persone. Mercanzie, voci, passaggi di vita. Oggi “L’oro del Darro” è un affascinante percorso che (per soli 5,00 euro), passando per le antiche terme de El Bañuelo, arriva fino alla reggia della madre di Boabdil, Aixa. 

Scorcio del palacio de Dar al-Horra 

Nascosta discretamente tra i vicoli dell'Albaicín, è uno degli ultimi edifici dei Naziri del periodo arabo. Portali moreschi, balconi incisi nel marmo, giardini, fontane. L’ultimo sogno dei Mori. Dopo la loro dipartita, il Palazzo venne utilizzato come Monastero di Santa Isabel, ed è lì che ci fermiamo a comprare i famosi dolci delle monache. Appena 6,00 euro per delle madeleine divine... 

💓💓💓💓

Sole nel cortile, l’aria si è fatta più mite, raggiungiamo Plaza Aliatar, dove la gente è seduta davanti ai locali a bere qualcosa. Ordiniamo delle birre e una tortiglia, è sabato e Granada ritrova tutta la sua vitalità, esplode nel suono delle chitarre: un giocoliere lancia in alto i suoi birilli. Io provo a fermare l’attimo, respiro profondamente...

🥘

La sera prima della partenza, ci concediamo una paella fumante  nella zona della movida, in Calle Navas: fa molto freddo, mangiamo in strada, intorno a noi è tutto un via vai di passanti, turisti, bambini che corrono, allegria. E' proprio la Granada dell'altra mia vita, questa, la città di quando ero un'araba andalusa, al tempo in cui l'ultimo dei Mori, Boabdil, lasciò l'Alhambra con le lacrime agli occhi.  L'ultimo addio, che gli consentì di salvare il suo popolo senza spargimenti di sangue. Corriamo infreddoliti verso l'albergo, ci attende un viaggio di ritorno complesso, con tappa a Malaga. 

Ma tu aspettami, resta lì, eterna Spagna!

                                      

Palacio de Dar al-Horra

El Banuelo

Mirador de San Nicolas

https://tulliabartolini.blogspot.com/2015/04/juana-la-loca.htm

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