Cinzia

Ti vidi per la prima volta in una libreria, per una conferenza.

Il tema dell’incontro era “La realtà non esiste”. C'era forse anche un punto interrogativo, dopo questa frase, non ricordo. Giuseppe parlava, ti vedevo di spalle, poi ti voltasti. Eri bella, Cinzia. Avvolgente, forte.

L’altra sera, tra veglia e sonno, m’è apparso un volto che non era il tuo ma che gli somigliava. I capelli chiari, scuri sulla scriminatura, gli occhi  espressivi. 

Cos’era, dimmi, un messaggio per me? In quale altra vita ci incontreremo di nuovo, puoi svelarmelo?

Perché accadrà, ne sono certa. 

L’ultima volta che ti ho sentita al telefono risalivi dalla spiaggia, faceva molto caldo. Il sole picchiava forte, ero davanti al mare, non potevo sapere che non ti avrei più risentita...

Le piccole confidenze che mi facevi. La complicità tra donne, i tuoi capelli tagliati corti, tu al bar della stazione di Napoli che chiedevi un caffè, mentre scacciavi il pensiero di tuo padre, col suo corpo diventato così piccolo, mentre lo trasportavano in una sacca lungo le scale.

Io e te in auto verso Assisi: eri seduta accanto al guidatore e mi parlasti. Sapevi cose di me che non ti avevo mai raccontato, le avevi intuite. I nodi, gli amori, le pause.

Proprio l’altro giorno sono passata davanti al luogo dei nostri incontri e ho pensato che sono già trascorsi dieci anni: ti ho rivisto in jeans, le gambe snelle, guardavi a terra, concentrata in un pensiero solo tuo.

Mi manchi molto, ma non voglio pensare che non mi starai più accanto. Credo che sarai con me fino alla fine, io certe cose le sento.

Ciao, Cinzia, amica mia.


#CinziaDeRosa


 

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