"Acero e acciaio", romanzo di esordio di Paolo Santaniello
Uno scritto di fantasia, come l'autore tiene a sottolineare, ma che attinge a fatti e personaggi realmente esistiti.
Al centro del racconto, davvero ben costruito e ricco di tensione narrativa, c'è un violino, ma non uno qualunque: "(...) il legno liscio e pulito della tavola, del caratteristico abete rosso della Val di Fiemme; le venature del fondo, di acero magistralmente tagliato".
Uno strumento costruito nel 1716 che diverrà oggetto di mire e complotti e che sarà anche causa di disperazione e di morte.
Sullo sfondo, il secolo nuovo che, con le sue idee di progresso e di libertà, scalpita per sostituirsi al vecchio.
Il mondo cambia velocemente e, sul suo incerto proscenio, si muovono artisti, collezionisti, avventurieri, ma pure ladri e truffatori.
Chi è il Paul con cui prende l'avvio il romanzo?
Dove si trova il misterioso Stradivari chiamato il Messia, che tutti cercano, anche se per motivi differenti?
Santaniello, attraverso i suoi personaggi - l'anguilla, la donnola, mangiaranocchie - traccia ritratti che restano a lungo nella memoria, affidando a dialoghi serrati e a continui colpi di scena la loro individuazione.
Lo stile è netto, senza sbavature, maturo, laddove si racconta di fanciulle che nulla sanno di stampe lascive come "Il sogno della moglie del pescatore" o dove si narra, in modo magistrale, di artisti geniali che il mondo fagocita.
Preciso è anche il ritratto di un'epoca, con i suoi sogni e le sue illusioni. Ma, soprattutto, netta e senza patetico è la descrizione di ciò che muove, troppo spesso, l'animo umano.
In "Acero e acciaio", infatti, quel che interessa al suo autore è indagare il cuore degli uomini e i fantasmi che da sempre lo abitano.
Un romanzo da leggere tutto d'un fiato, lasciandosi trasportare nell'atmosfera di un'epoca ammaliante e contraddittoria, percorrendo a passo spedito le vie di Parigi e di Arles, o immergendosi nella nebbia cinerea della Londra di Jack lo Squartatore.
"Acero e acciaio", Paolo Santaniello, Aporema Edizioni, novembre 2020, pagg.299
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