The best of, di Luca Gamberini

Leggere Luca Gamberini è, per me, sempre un piacere. La sua capacità di dire, di svelare, di essere sincero, mi spiazza ogni volta e mi entusiasma.

Il suo "The best of" (Ed.Youcanprint) mi è arrivato a casa con una dedica, come per un appuntamento tra amici fedeli. Distanti, certo, conosciutisi solo attraverso i versi e per una pura casualità. Ma pur sempre amici.

Ho letto d'un fiato questa sua nuova raccolta.
Dentro c'è Luca, il suo mondo sospeso, il suo coraggio. Nel tempo, vado sempre più convincendomi che la vera scrittura trovi la sua espressione più alta solo nella capacità di dire le cose davvero come stanno. Senza infingimenti, nè pavidità. Dobbiamo, in sostanza e per citare Hemingway, sforzarci di raccontare sempre "la cosa più sincera che sappiamo". Questa è l'operazione che Luca compie attraverso i versi e la prosa. Credo che il nostro autore lo faccia da sempre, che sia questa la sua dote innata.
Lo fa con ironia, con dolore, con distacco e pure con disperazione.

"The best of" non è una vera e propria raccolta di opere edite: molte delle poesie e dei racconti in essa contenuti non sono mai stati pubblicati. Si tratta di istantanee, di momenti vissuti e descritti come farebbe un osservatore discreto, capace di guardare da lontano e di raccontare ciò che vede senza che l'immagine risulti sfocata. Luca sa darle vigore, è in grado di renderla netta e senza patetico.
Lo stile è semplice, venato di malinconia, alla maniera a cui lui ci ha abituati.
Leggendolo, ho pensato a quanto l'arte sia salvifica, a quanto possa aiutarci, sempre, a ricomporre le tessere di un mosaico apparentemente senza senso.
Gamberini lo sa. E ci crede.

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