"Gli anni" di Annie Ernaux e il tempo circolare

Di Annie Ernaux mi aveva letteralmente rapita "Passione semplice": cronaca di un incontro, autobiografia spietata, radiografia di una passione. Per caso, mentre ero in procinto di partire per una settimana di vacanza, mi sono imbattuta ne "Gli anni", pubblicato in Italia da L'Orma Editore e pluripremiato capolavoro.

         

Mi è accaduto di reinnamorarmi della sua autrice e del suo linguaggio disincantato, puro. Della sua capacità di autoanalisi, del modo in cui racconta se stessa, attraverso gli incontri, la maternità, le disillusioni, le pulsioni sessuali. 

E' la Storia che si fonde con la vicenda personale di chi l'ha attraversata. E' la vita di Annie che diventa linguaggio plurale, scoperta del mondo e disincanto. E' sua madre e suo padre, la sua adolescenza inquieta, l'incontro con la brutalità dell'altro, il matrimonio andato in pezzi, i figli: gli anni, appunto. 

Materia autobiografica incandescente, sminuzzata, tagliata col coltello, attraversata senza timore di raccontarsi perché, in definitiva, si sta raccontando una storia universale. La Francia, la Normandia, il '68, le stanze della case in cui Annie ha vissuto, Mitterand. Le letture, la dimensione familiare inizialmente felice, la scuola, i compiti da correggere, l'immagine di una donna che ha ancora tutta la vita davanti. E, poi, la solitudine della vita a due, il risveglio. Gli anni degli amori distanti, della rivolta d'Algeria, delle banlieue parigine. E pure quelli, successivi, delle passioni senza storia, dei figli diventati ormai uomini, del distacco. 

E' scritta davvero per ogni donna - e ogni uomo - la vicenda della Ernaux, che non concede sconti e che viene narrata per la necessità di dar voce al tempo quando questa voce mancherà, i ricordi si offuscheranno, arriverà l'età immobile, senza futuro: la vecchiaia. 

Ecco, dunque, la vera sfida della scrittura: frantumare le pareti del tempo, fermarne la corsa rettilinea, donargli un moto circolare. E, allo stesso modo, dargli un senso, prima che sia troppo tardi, prima che tutte le immagini scompaiano con noi, affrancandosi da noi.

"In quella fase è divorziata, vive con i due figli, ha un amante. Ha dovuto vendere la casa, comprata nove anni prima, alcuni mobili, l'ha fatto con un'indifferenza che l'ha stupita. Le sue linee guida sono affrancarsi dai beni materiali e la libertà. Come se il matrimonio non fosse stato che un intermezzo, ha l'impressione di riprendere l'adolescenza là dove l'ha lasciata (...) con la ferma consapevolezza del fragile splendore della propria età".



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