Qualche (brevissima) nota su Dio e sulla fisica quantistica




Qualche anno fa, il telescopio Hubble ha ripreso lo scontro tra due galassie: la materia era entrata in collisione, non la collisione che immaginiamo quanto, piuttosto, un'interazione gravitazionale in grado di cambiarne addirittura la forma. L'antimateria, invece, non aveva interagito se non attraversando con levità l'antimateria che aveva di fronte, continuando poi il suo cammino.

Ho ripensato al libro che avevo letto, "Qualche nota su Dio e sulla fisica quantistica", dei fratelli Anselm e Michael Grun (Tea Edizioni).
Nel testo, che mette a confronto le teorie della fisica quantistica con la teologia (i due fratelli sono, rispettivamente, monaco benedettino e fisico), si diceva quanto la fisica moderna, rispetto a quella classica, avesse riaperto domande considerate chiuse. Soprattutto quelle su Dio, un dio possibile, non necessariamente consolatorio (ma come può, l'Assoluto, non consolare colui che cerca?).

Questo Dio è - a me piace pensarlo - il Signore dell'antimateria, che non conosce scontro, né effrazione. Il Dio della levità, dell'assenza di forma, di giudizio e di definizioni, che va per la sua strada a dispetto della nostra miseria, che non prova neppure a cambiare la struttura dell'uomo, che pare solo aspettarci in qualche angolo remoto dell'Universo.  

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