Vanni Miele, un musicista eclettico (e, soprattutto, un amico)




A Vanni mi lega una lunga amicizia, basata su interessi comuni, empatia, stima immutata. È un musicista eclettico, una persona misurata e intelligente a cui voglio un gran bene. Abbiamo messo in piedi, assieme, spettacoli multisensoriali e sperimentato percorsi artistici innovativi. Per un lungo periodo abbiamo fatto coppia fissa in progetti dedicati al teatro e alla commistione tra immagini, suoni e parole.
Ho voluto dedicargli un'intervista che meditavo da tempo e che ha a che fare con il percorso che lo riguarda, quello fatto finora ma anche i progetti futuri, e con la libertà che il cammino creativo richiede.

Parlaci dei tuoi inizi.

"Sin da piccolo sono stato attratto dal suono. Ho sempre giocato con il suono. L’ho imitato, dapprima semplicemente, come può fare un bambino, poi l’ho registrato e in seguito ho cominciato a metterlo in relazione con altri suoni, con l’ambiente e con il movimento. Studiare musica ha rafforzato questo mio interesse. Ho constatato quanto, fra gli elementi sensoriali, il suono (e, in esso, la musica) sia il più potente per condizionare, a volte in modo subliminale, lo stato d’animo di una persona o di un gruppo di persone. La sperimentazione sull’uso della musica nello spazio, la forza evocativa dei suoni e la grande attrazione per la verità dell’armonia hanno caratterizzato tutto ciò che ho prodotto negli ultimi venticinque anni, dalla musica per il teatro, alla musica per i video games, da quella più commerciale fino alle installazioni e ai flussi sonori per le mostre d’arte, dove non posso prescindere dal legame sincretico/sinestetico tra suono e luce. La ricerca del  “Giusto Suono” è, quindi, l’affascinante e coinvolgente “missione” che costantemente accompagna il mio percorso in questa dimensione infinita. Lo strumento che ho scelto di studiare a sedici anni, il contrabbasso, mi ha dato la possibilità di coltivare due passioni che ora non distinguo più: la musica colta, dalla musica antica al novecento, e quella extra colta, che va dal jazz alla musica popolare. Per questo, la mia vita di strumentista è stata molto variegata e, generalmente, mi sono trovato a suonare generi differenti di musica con altrettante tipologie di persone, ambienti e situazioni. Oggi sono attento nelle scelte dei progetti che voglio seguire, ma ho considerato quel lungo periodo, dove ho suonato di tutto con tutti, una grande chance per arricchire la mia esperienza, per contaminare i miei gusti e per incuriosire la mia mente.
Ho avuto la possibilità di trasporre la mia esperienza in alcuni progetti artistici che ho curato sempre con amore e passione, talvolta scontrandomi con personaggi politici poco interessati all’arte. Spesso ho avuto riconoscimenti anche istituzionali, qualche volta inaspettati. L’esperienza d’insegnante all’università, al conservatorio e nei licei musicali, si aggiunge al percorso musicale ed umano, in una sorta di scambio dove sto imparando tante cose …".

Una bella immagine di Vanni


Qual è la musica che ti ha ispirato "realmente" ?

"Quando ero più giovane mi ispirava la musica che ascoltavo. Tutta, di qualsiasi genere. Ero, però, sempre incuriosito dalle cose nuove. Ricordo che da ragazzino andavo nei negozi di dischi e compravo quelli che non conoscevo. Talvolta tornavo a casa e mi rendevo conto di aver comprato un disco inutile ma, qualche volta, posavo il disco sul piatto e mi si apriva un nuovo mondo. Da tempo ho superato il meccanismo ispirativo 'musica da musica'. Traggo ispirazione da tutto ciò che mi circonda e metto in relazione varie cose. Il mio ultimo disco 'Dodici atmosfere dall’instabile', che ho realizzato per Mediterraneo Sociale di Napoli nell’ambito del progetto Memoria Arte e Fango, è una giusta sintesi di tutto ciò".

Chi  è stato il tuo mentore?

"Non ho mai avuto un mentore vero e proprio...".

Cos'è la creatività e chi è il "creativo", per te.

"L’attitudine creativa fa parte della mente di ogni essere umano e quindi tutti, chi più chi meno, possono creare. Da qui ad arrivare all’Arte, il processo è ovviamente molto più lungo e articolato. Molto spesso l’innovazione tecnologica ha illuso le persone, portandole a conclusioni presuntuose. Ultimamente, il mondo e il web sono pieni di artisti e creativi improvvisati che esprimono contenuti davvero superficiali. Credo che il “creativo” attuale debba essere una persona molto colta e attenta. Oggi, al talento artistico puro, va associata necessariamente la capacità di sintesi espressivo/comunicativa che non può prescindere da uno studio approfondito di più discipline e dalla relazione che c’è sempre fra esse. E’ difficile, nei giorni nostri, pensare a un musicista dal talento finissimo che però non conosce cosa siano la Storia dell’Arte, l’Architettura, la Letteratura, il Cinema, le nuove tecnologie e tante altre. Ho iniziato negli anni ottanta con un gruppo sperimentale, “I Temperafusibili” ai quali, con il mio gruppo rock “Zou da Party”, ci univamo alla ricerca di nuove forme di spettacolarità. Componevamo le musiche originali per le performance dei Temperafusibili e le eseguivamo dal vivo. Ogni spettacolo quindi ci vedeva coinvolti in prima persona ed era, ogni sera, una cosa diversa. In questo periodo sono nate idee e collaborazioni che proseguono e si sviluppano ancora oggi. Ad esempio con Nazzareno Orlando, che conobbi all’epoca, abbiamo prodotto dischi, libri, installazioni ed attualmente stiamo percorrendo insieme itinerari sconosciuti alla ricerca di soluzioni nuove. Negli anni novanta ho collaborato a numerose produzioni con la Solot, compagnia teatrale stabile presente nella mia città, per poi arrivare ad un periodo molto intenso e di nuovo teso alla sperimentazione durante il quale è nato RUR Atelier Multisensoriale, laboratorio permanente che ha unito artisti visivi, scrittori, coreografi, attori, videomakers, musicisti, filosofi e tecnici. Con RUR sono nate delle produzioni multimediali e multisensoriali davvero interessanti su testi di  Gianluca Nicoletti, Angelo Calabrese, Gianandrea De Antonellis, Archivio Distratto e te, Tullia, con cui ho svolto un lavoro davvero interessante e coinvolgente sul tema della “Strega”, ben lontano dalle facili interpretazioni che attualmente “svolazzano” qua e là. Oggi si affacciano nuove collaborazioni teatrali con professionisti molto affermati in campo nazionale. Spero di essere all’altezza...Mi viene in mente che molti, attualmente, considerano di grande qualità tecnica la musica stampata in passato su vinile. Ci sono dei puristi accaniti del vinile ed io stesso riconosco che la qualità del prodotto analogico è insuperabile ma, ultimamente, ho riflettuto anche sul fatto che sui dischi di vinile c’è incisa della musica straordinaria di gruppi, autori, arrangiatori che hanno fatto la storia della musica di ogni genere! Oggi è un po’ difficile che una produzione discografica lasci il segno così come lo hanno fatto i dischi del passato e la motivazione, probabilmente, non è nella qualità del supporto fonografico. La verità è che ci sono pochi spazi  per le produzioni indipendenti, per la sperimentazione, per la ricerca. Certa musica popolare ha smesso di essere un po’ “avanti alle mode” e tutti corrono dietro al successo commerciale che magari dura poche settimane e poi viene dimenticato e accantonato nella plastica. Sono pochi quelli davvero indipendenti perché, bisogna dirlo, è anche molto faticoso esserlo, di questi tempi. Ma, del resto, il problema è culturale nel senso più ampio della parola e si può trasferire in tutti i sistemi produttivo/creativi. Abbiamo amministratori che non sanno riconoscere la qualità dell’Arte e spesso la misurano attraverso dei parametri che non tengono conto che la cultura serve alla crescita di un popolo ed alla libertà dell’individuo. Tengo a precisare che non sono contro l’entertainment commerciale, ma rilevo una grande difficoltà ad individuare degli spazi dove l’essere umano possa essere stimolato a pensare e a scoprire nuovi orizzonti...I miei progetti futuri sono attualmente sono in via di definizione, per il 2017, e primo semestre 2018, il progetto di un nuovo disco per l’etichetta indipendente NO Music Records, per la quale ho già prodotto “Glacés”. Si tratta di un progetto teatrale molto importante di cui non posso svelare i particolari per motivi contrattuali, un corto, alcune installazioni d’arte, un impegno televisivo e tanto altro. Ma magari ne riparliamo

Commenti

Post popolari in questo blog

Persone

Mia madre, di Doris Lessing

Da Malaga ad Almeria, coast to coast: cosa vedere in una settimana