"Dolore", di Zeruya Shalev

Molti grandi scrittori contemporaei sono israeliani. Penso, naturalmente, a David Grossman e ad Amos Oz, solo per citare i più noti. C'è poi una voce femminile meravigliosa, quella di Zeruya Shalev.

" D o l o r e " (Feltrinelli Editore), la sua ultima pubblicazione, narra la vicenda di una donna di quarantacinque anni, Iris, che ha fatto una discreta carriera nel mondo scolastico ed è sposata con Michi e madre di due ragazzi. Porta avanti un'esistenza regolare, scandita dai ritmi del suo lavoro e dalla quotidianità che appanna il suo matrimonio, rendendolo simile a mille altri.
Dieci anni prima è scampata a un attentato che le ha lasciato segni nel fisico impossibili da cancellare e che la costringe a vivere a contatto con un dolore intenso, prepotente. Questo 'dolore', che sconfina e le rende difficile la vita, le impone adesso un consulto medico. In ospedale incontra il suo primo amore, Eitan, un medico pluridivorziato che le ha ferito l'anima molti anni prima, lasciandola senza un motivo.
Iris prova allora a riannodare i fili spezzati, a riscattare il tempo perduto, cercando in Eitan, forse, una risposta al senso della vita, all'inutilità della violenza, fisica ed emotiva, al perdersi delle cose. Lo stile è splendido, fluido, carico di urgenza femminile e di emotività. La situazione politica israeliana resta sullo sfondo, perché la Shalev ha scelto di raccontare, piuttosto, le conseguenze che essa ha avuto - ed ha - nella vita della protagonista e della sua famiglia. D'altronde é proprio nella quotidianità e nelle piccole fotografie che ci riguardano, che il mondo circostante - con le sue logiche occulte e la sua liquidità - si svela veramente.
La scelta che a Iris si impone è l'eterno dilemma che ha a che fare con la felicità nostra e di chi ci sta vicino. E, forse, ha a che fare pure con la capacità di vivere il momento, di essere presenti nell'attimo, senza voltarsi indietro, senza più chiedersi perché "ciò che poteva essere non è mai stato".

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