Alessandro Rillo, dai codici all'Arte concettuale


Alessandro Rillo io lo ricordo bambino. Riccioli biondi, occhi scuri. Era un bel ragazzino simpatico, vispo, intelligente.
Poi è stato "rapito" dalla professione forense e si è dedicato ai codici, ai cavilli, alle aule dei tribunali. Ora lo reincontro artista e, per di più, artista 'riconosciuto'.

Ho voluto rivolgergli alcune domande per capire come fa a conciliare tante anime, tante vite, tanti interessi. Spinta dalla curiosità di sapere, ho dato un'occhiata in rete al suo sito, dove dice di sé: "...Questa (mia, n.d.r.) esigenza di semplicità e di chiarezza traspare in tutta la sua evidenza e si pone in contrasto con la complessità del vivere d’oggi. Nessun tecnicismo si nasconde dietro ad un messaggio quasi arcaico, che sa di terra e di materia e che invita l'ignaro osservatore verso una suggestione intima, lasciando fluire, libero ed incontaminato, il ricordo e l’inquietudine del proprio io".


 
- Dai codici al gesto artistico. Spiegaci perché.

"In ognuno di noi convivono differenti persone e, spesso, alcune di queste restano allo stato embrionale, senza trovare la possibilità di esprimersi, forse per mancanza di coraggio o chissà per quale altro motivo. In me c'è sempre stata una forte creatività, così ho deciso di esternarla nel campo dell'arte, tentando di farla convivere con la mia professione lavorativa che è, di certo, molto più arida. L'arte è qualcosa di fondamentale nella vita di ognuno di noi. Aiuta ad immaginare, comunicare, sognare".

- Riesci a descriverti in due parole? Pregi e difetti.

"Come ci si può descrivere senza barare? Posso solo dire di avere un carattere molto complesso".

-Parlaci della tua prima mostra.

"Dopo varie collettive, ho esposto da solo, per la prima volta, nel 2013, a Benevento. La mostra era intitolata "Materia Prima" e si tenne presso lo studio 'Artis Cura' di Fabio Franzese".

"L'essenza", opera di Alessandro Rillo


- Qual è, secondo te, il grande busillis dell'Arte?

" Il fascino dell'arte, soprattutto di quella  contemporanea, risiede proprio nel mistero della sua comprensione. Tutti sanno delle quotazioni folli che hanno raggiunto i tagli di Fontana o i monocromi di Rothko. Ebbene, la gente continua a chiedersi come sia possibile che si spendano milioni di euro per opere così elementari e 'prive di significato', apparentemente scevre da qualsiasi capacità stilistica e cognizione tecnica. A parte qualche prezzolato critico d'arte, nessuno si azzarda a dare una risposta a questo interrogativo ed è proprio questo mistero, secondo me, il grande segreto del successo dell'arte informale. Io, con molta umiltà, mi approccio alla tematica concettuale, utilizzando spesso materiali di risulta (abbandonati o dimenticati) nel tentativo di conferire loro un nuovo significato e una nuova vita".




-La Biennale di Salerno. Un importante riconoscimento. Perché sei stato scelto, secondo te?

Una foto scattata nella splendida cornice di Palazzo Fruscione, a Salerno, dove Alessandro si è classificato al primo posto dinanzi ad artisti provenienti da ogni parte del mondo.


"I due premi che mi sono stati assegnati alla Biennale di Salerno hanno rappresentato per me un' autentica sorpresa. In particolare, quello generale della Critica, ottenuto su circa 150 artisti provenienti da ogni parte del mondo.  Ad ogni buon conto, il presidente della Giuria, lo storico e  critico d'arte Angelo Calabrese, nella sua nota critica ha evidenziato l'originalità e la profondità del mio lavoro. Mi piace credere che abbia ragione".

- Parlaci dei tuoi progetti futuri.

" Attualmente sto lavorando ad una serie di mostre che farò in Lituania ed in Germania, a partire dal 6 gennaio e fino ad aprile del prossimo anno. Molto rilevante sarà quella di aprile nella città di Vilnius, dove esporrò insieme ad un artista lituano, Valdemaras Semeska, nella galleria del Parlamento".

Nella foto, Alessandro Rillo

Per chi volesse approfondire la conoscenza di Alessandro, consiglio di dare un'occhiata al suo sito:

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