Granada

Mi vedo nei tramonti e un formicaio di gente cammina nel mio cuore.
Federico G.Lorca



Il clima, l'arancione dei frutti, il cielo senza una nuvola. Granada, per il turista che la visita per la prima volta, è questo: odore di cumino, canti in strada,  danze. E' il sogno alternativo alla vita che fai. Perché sfido chiunque a resistere a un clima così stordente, a un cielo così luminoso, al brulicare di tanta umanità.

Granada, Semana Santa

Alhambra, giardini


L'Alhambra si staglia in lontananza, ma la si può raggiungere superando le agitate strade del centro: all 'Albaicìn inizia un'altra Granada, moresca, abbagliante. Prima di incrociare la Carrera del Darro e il ponte che fiancheggia il rio, la via è tutta in salita, aspra, faticosa: conduce alla reggia dei Mori.

Leggo le pagine di Washington Irving, ammaliata dal suo stile denso e, allo stesso tempo, preciso. Washington, che era americano, scriveva e viaggiava molto: all'Alhambra soggiornò a lungo, abitandone le stanze come un intrepido esploratore, a partire dal 1821. Pagina dopo pagina, vengo rapita dalla descrizione del luogo: ma, visitandolo ora, mi sembra di sentirne l'essenza.



Scorci del Generalife




E' un posto per romantici, per visionari. Il luogo per me. Mi sembra di esserci già stata; i portali moreschi, le fontane millenarie, il tiepido, esile zampillìo dell'acqua.
Vedo il solitario, infelice Boabdil andar via, per consegnare la città ai sovrani spagnoli. Ha evitato inutili spargimenti di sangue ma, per tutti, è solo un pavido. E' voltato di spalle, approfitta del buio che cala veloce sulla città, coprendo le case bianche dell'Albaicìn. Non tornerà e non sarà perdonato. Immagino un sorriso triste sul suo volto affilato. Ha scelto la fuga.

In quale vita, in quale tempo, sono stata qui?
Percorrere le viuzze dell'Albaicìn è meraviglioso. Non si sente la stanchezza. Si cede al percorso con uno stupore da ragazzi. "Que miras?", dice una scritta sul muro.


Que miras?

Semana Santa, aprile 2015

A Granada sono sepolti Isabella di Castiglia e suo marito. Ma anche Juana la Loca.
Chiusa tra le pareti della reggia di Tordesillas, Juana avrebbe voluto raggiungere Granada col cadavere di suo marito Filippo.
Ora riposa qui, nella cappella reale.
Ho amato molto questo personaggio, il suo sacrificio in nome del figlio Carlo, la volontà di sfuggire a un destino già segnato. Erano i tempi degli autodafè e dei roghi dell'Inquisizione.

"E' impossibile contemplare certe scene, così perfettamente orientali, senza sentire il bisogno di evocare i primitivi ricordi di un romanzo arabo ed attendevamo quasi di vedere il braccio di una misteriosa principessa che faceva dei cenni dalla galleria o di scorgere degli occhi neri che brillavano dietro le gelosie" (tratto da "Racconti dall'Alhambra", di W.Irving, vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Washington_Irving).

E' tempo di scendere, percorrendo la stretta viuzza lungo il rio Darro, da cui si prendono i vicoli che conducono al quartiere arabo. La casa di Mariana Pineda ora è un albergo-museo. La trovarono a ricamare la bandiera dei rivoluzionari e lei non volle denunciare i suoi compagni: finì impiccata che era ancora una ragazza (vedi:  http://it.wikipedia.org/wiki/Mariana_Pineda).

Difficile descrivere questo tempo fermo, le risate in strada, il senso di pienezza che si avverte  intorno a sé.
Perché si viaggia, cosa desideriamo conoscere davvero, quali vite passate?
Ci sarà mai un'epoca,  in cui ci sembrerà di essere a casa nei luoghi noti e non negli 'altrove' che sempre ci seducono?
Granada l'araba, ultimo presidio dei mori, immobile e vivace nel tempo, non risponde.



Calle del Darro



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