Cinzia Caputo, tra psicanalisi e letteratura

Questa è la prima di una serie di interviste ad amiche scrittrici, poetesse e artiste che intendono la scrittura - e l'arte, in tutte le sue declinazioni - come forma di resistenza.

Nella foto, Cinzia Caputo

Cinzia Caputo, Psicologo Analista, è stata Responsabile per la sezione campana del progetto Itinerari della Psiche ed é Socio della Società Italiana di Psiconeuroimmunologia. Lavora a Napoli presso un centro di riabilitazione, dove svolge attività di psicodiagnosi e psicoterapia per bambini e adolescenti; collabora con l’equipe del "Laboratorio della Fiaba", che svolge attività di psicoterapia di gruppo per bambini autistici e psicotici e per i loro genitori.
Da sempre coniuga arte e psicologia analitica. Ha pubblicato diversi articoli su questo argomento (vedi Emily Dickinson, L’arte per l’essere in: Giornale Storico di Psicologia Dinamica, Vol. XVII, Gennaio ’93/ 33, Napoli) e vari libri di poesie. Si occupa di fiabe, di poesia e di narrazione, sia nella psicologia dell’infanzia che in ambito gruppale per la formazione nelle istituzioni (ASL, Università, Scuola). In letteratura ha pubblicato Verso (ed. Manni, Lecce 2005), una piccola guida per viaggiare tra gli archetipi, e Camargue (Laboratorio Edizioni, Nola, 2011).


A lei mi lega un rapporto di amicizia e stima. Le ragioni sono tante. Stare con lei è sempre stimolante; come la sua scrittura, Cinzia è limpida, schietta, animata da un fuoco interno che sorprende con la forza del genio.

“Come nasce la passione per la scrittura? Sembra una domanda scontata, sia per chi scrive che per chi legge. Invece non c’è nulla di banale nel voler capire quali siano le ragioni profonde che spingono qualcuno a mettere mano ad una cosa così complessa come la scrittura”.

“Questa passione trova radici, in me, in un humus fiabesco. Sono state le trame dei racconti che ho amato che mi hanno dato spunti per la narrazione. Poi ho scoperto la poesia, in particolare Emily Dickinson, di cui ho amato la personalità … Me ne sono innamorata, ho letto tutta la sua produzione, in modo particolare il patrimonio di lettere in cui è racchiusa tutta la sua sensibilità poetica. E’ ispirandomi a lei, credo, che ho imparato a scrivere qualcosa. Ho ricevuto qualche scintilla della sua luce”.

“La dama vestita di bianco, il cui giorno era la notte. E dunque: scrittura e psicanalisi. Quali sono i punti di incontro?”.

“Per quanto riguarda questi due ambiti, anche qui è la narrazione che li accomuna. La psicoanalisi è una narrazione, un modo di ‘ricostruire’ la realtà, utilizzando un racconto che possa contenere una verità più appropriata al nostro essere. Ci si può allontanare, così, dai vissuti che hanno tarpato le ali dell’immaginazione e della libertà, appiccicandoci addosso parti non scelte e non volute. Allo stesso modo, la narrazione è un modo per scoprire altri mondi dentro di noi, è libertà di spaziare al di là di copioni imposti e già scritti da altri”.

“E il Mito? Che ruolo ha, per te?”.

“Anche il mito è infinita riscrittura di storie da sempre narrate e riproposte con innumerevoli variazioni che hanno- però - un nucleo di verità eterna. Questa verità si riattualizza ogni volta nella nostra vita”. 

Resistere al 'mercato della scrittura': cosa non facile. Si legge ciò che impone l’industria, scrivere senza sponsor, per passione, è diventato difficile. Cosa ne pensi?”.

“La poesia è già resistenza, non esiste mercato per la poesia, non c’è guadagno nella poesia, c’è però un sottobosco che tenta di farsi strada attraverso una forma pericolosa di autoreferenzialità, i poeti, cioè, se la suonano e se la cantano… La poesia nasce dal basso, piuttosto, si nutre di altro: il poeta, se è grande, è un illuminato che non vuole padroni e che se ne frega delle logiche di mercato, perche ‘sente’ la vita e vuol dare risposte all’intollerabile del mondo”.
Un'altra immagine di Cinzia

“Quali sono i tuoi futuri progetti?”.
Cinzia sorride. Non ho dubbi sulla risposta che mi darà. Ci sono stata, nella terra che ama, ho partecipato emotivamente alle varie, difficili tappe di realizzazione del suo sogno, che pare in dirittura di arrivo.

“Il mio progetto più grande è la mia casa in Cilento, un luogo dove accogliere artisti e amici, quelli veri. Un posto dove scrivere, leggere, barattare la propria arte e la propria visione della vita. Una dimora dove si possa testimoniare che si può ‘resistere’ amando la cultura, dentro un sogno non omologato . A questa visione ho voluto dare la forma che ebbe la casa di Jung a Bollingen, sul lago. Di lontano vedo il mare, oltre la vallata scoscesa. Oggi, per me, questo soprattutto conta: dare rifugio concreto ai sogni”.

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