Loredana La Peccerella, tra realtà e fantasia

Sono alla seconda intervista a un'artista che considero 'resistente'.

Anche questa volta, si tratta di una donna e di un'amica, Loredana La Peccerella.

Una bella immagine di Loredana

Siamo davanti ad uno schermo muto, accoccolate sul divano di casa sua, tra le mani una tazzina di caffè.

"La voglia di esibirmi è nata in me sin da bambina, con la partecipazione a uno Zecchino d'oro di tantissimi anni fa...Spedii il tagliando ritagliandolo dal giornale, senza nemmeno imbustarlo, e fui convocata. Il brano era 'Quarantaquattro gatti'".

Loredana La Peccerella ironizza, come sempre ama fare, su se stessa e sul suo approccio al palcoscenico. Ha fatto teatro per anni, coltiva progetti anche adesso - uno pure con la sottoscritta, ancora in fase di elaborazione - , cercando di conciliare le sue molte vite (anche quella di insegnante) in una sola.

"Ho fatto parte della Cooperativa Artisti Riuniti Sanniti: ballavo e cantavo nel coro. Quindi è arrivato il tempo di 'Radio Benevento Libera', un esperimento ricco e divertente in cui mi occupavo di un intero programma, assieme a un'amica".

"E i 'Temperafusibili'?", chiedo. Una delle prime compagnie teatrali beneventane.

"Beh, con quelli sono andata in giro per l'Italia: ricordo tappe come Napoli, Pomezia. Era un teatro di avanguardia e diffuso, dietro cui c'era un grosso lavoro sul corpo e sulla voce. Insomma, teatro di emozioni e di parole, cui è seguito il Laboratorio  'Maloeis', per circa tre anni. Ho avuto professori di altissimo livello, che mi hanno insegnato a usare i gesti e la voce".
Un momento di 'Processo a una strega', col maestro Vanni Miele


Cicli, che si sono aperti e chiusi, come la Scuola di teatro per ragazzi, 'Il siparietto'.

"Poi accade che si manifesti una sorta di contrasto tra arte, in questo caso il teatro, e la cosiddetta normalità. Tra ragione e vena artistica. Non è facile esprimere col corpo e con la voce ciò che chiamiamo realtà. L'artista adatta sempre le vicende ai piani della fantasia. Questo potrebbe produrre uno scollamento rispetto alle cose, è pericolosa".

"E' l'eterno problema".

"Sì, la necessità di tenere i piedi ben saldi a terra...Ma chi ha qualcosa da raccontare ci ricasca, prima o poi. Non smetti mai di farlo, fosse pure da solo, al buio, in una stanza. Cerchi sempre di utilizzare il tuo linguaggio, e non t'importa se è fuori dal comune".

 "Cosa cerchi, nei personaggi di cui racconti o a cui devi dare voce?".

"La possibilità di vivere mille vite diverse. Di calarmi fino in fondo in quelle vite. Toccare tutte le corde possibili". 

 "E oggi, secondo te, quale futuro ha il teatro?".

"Il teatro ha un suo tempo dilatato, che chiede - e impone - agli spettatori. Che, oggi più che mai, sono distratti, rapiti da altre dinamiche. Lo spazio teatrale deve essere dunque trasformato, bisogna scoprire qualcosa di nuovo, riprendere contatto con la sensibilità reale, non quella imposta dal mercato. Solo così il teatro potrà sopravvivere, distinguendosi, risvegliandoci da questo sonno ".

Loredana La Peccerella con Ugo Gregoretti

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