Il sospetto, di Thomas Vinterberg: quando il dubbio non è un bene

Tremendo film sul potere devastante del dubbio, “Il sospetto” è una pellicola di Thomas Vinterberg, protagonista Mads Mikkelsen, uscita sul grande schermo nel 2012 e già considerata un ‘cult’. Quest’anno il film ha ricevuto una nomination all’Oscar e, proprio nel 2012, l’ottimo Mikkelsen è stato premiato al festival di Cannes per la migliore interpretazione maschile. Il titolo originale è “Jagten” che, tradotto, significa letteralmente ‘la caccia’. In definitiva, la pellicola è incentrata su una vera 'caccia all’uomo': senza elementi certi, solo sulla base di illazioni e della testimonianza – assai esile, in verità – di una alunna, il maestro d’asilo Lucas diviene oggetto di una pubblica persecuzione, che sfocerà in una denuncia con conseguente arresto da parte della polizia. E’, insomma, un dagli all’untore, responsabile innanzitutto la direttrice dell’Istituto che non concede a Lucas, padre separato e maestro assai amato dagli alunni, neppure il beneficio del dubbio.
Il film è un monito e vale a ricordare che, prima di giudicare, occorrerebbe ‘conoscere’. Molti di noi potranno rivedersi nel film, soprattutto se perseguitati ingiustamente. Proprio in questi giorni, in appello, sono stati assolte le maestre dell’asilo di Rignano dalle accuse di pedofilia che le hanno viste protagoniste della cronaca nazionale. Più che la macchina giudiziaria – che si muove giustamente per appurare i fatti – impressiona il je accuse dell’opinione pubblica, che spesso si forma sulla base di notizie giornalistiche distorte. Lucas si salverà dalle accuse, riabiliterà la propria immagine, ma qualcosa, dentro di lui, si spezzerà per sempre. Il film è molto ben riuscito, soprattutto lì dove descrive l’incapacità di alcuni genitori, in ambito familiare, di assumersi le proprie responsabilità. La mamma della bambina, che poi risulterà non abusata, scarica sul presunto pedofilo la disarmonia della sua vita di coppia e l’incapacità di essere presente. La bambina soffrirà dunque di un altro abuso, vero, questa volta: quello di vedere accanto a sé dei genitori distonici, incapaci di dirsi la verità, tant’è che, in diverse fasi del film, la piccola sarà costretta a riconoscere che non sa nulla di ciò che è accaduto, perché non sa più cos’è la verità. Lo sparo finale, con cui il film si chiude, rappresenta la ferita subita da Lucas, la falsa protezione che la società civile accorda all’essere umano, mentre lo fagocita e lo condiziona.

Commenti

  1. questo tempo dei media rende ancor più tenace un vizio antico dell'umanità. brava Tullia come sempre sagace e puntuale.

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