Lentamente, la Cooperativa che crede nella disciplina della terra

Ho conosciuto Donato De Marco nel corso di una lunga cena pre-natalizia organizzata nel dopo-gas, presso la libreria Masone di Benevento. Mi ha molto colpito il suo entusiasmo e la serietà dell'impegno che si è assunto, pur essendo tanto giovane. Durante l'incontro in libreria Donato ci ha parlato della Cooperativa 'Lentamente', da lui fondata assieme a un gruppo di amici. Credo fortemente che il futuro sia in questo tipo di progetti e nel recupero dei valori ad essi collegati. Mi torna spesso alla mente una canzone di Fossati, 'La disciplina della terra', che amo molto e che si adatta molto al caso. Così, ho rivolto a Donato alcune domande.
Quando e come nasce l'idea di creare la Cooperativa? "Sono di Torrecuso. Mi occupo di agricoltura sociale da circa dieci anni, da quando, nel 2004, scrissi una tesi di laurea su questo argomento. Grazie a quella tesi sono poi diventato socio di una cooperativa agricola, Agricoltura Nuova di Roma, che, tra le prime, cominciò ad occuparsi a fine anni '70 (in seguito alla cosiddetta legge Basaglia) dell'inclusione sociale e lavorativa in agricoltura di soggetti svantaggiati, in particolare di disabili psichici. Ho partecipato poi, per un paio di anni, ad un altro progetto di agricoltura sociale a Fiumicino, quello della Fattoria Verde di Palidoro. Così, da tempo, agognavo di tornare a casa, per fare nel Sannio ciò che facevo altrove. Ho parlato di questo desiderio con degli amici torrecusani che vivevano a Roma e che si stavano dedicando a progetti di vitivinicoltura naturale; ne ho anche parlato con la mia compagna, nata e cresciuta in un'azienda agricola in Polonia. Così ci siamo detti che sarebbe stato bello condividere un progetto di agricoltura assieme: io sarei tornato subito giù e loro sarebbero intanto rimasti a Roma. Da lì siamo partiti e abbiamo coinvolto altre persone che già vivevano nel Sannio". Perchè una Cooperativa? "Abbiamo scelto la forma cooperativistica per varie ragioni. Innanzitutto per il principio della "porta aperta", che permette di coinvolgere più agevolmente altre persone e realtà. E poi perché ciò che ci sembrava evidente è il fatto che, qui a Benevento, non c'è una cultura consolidata della cooperazione e ci piace provare a dimostrare che lavorare insieme permette di raggiungere obiettivi impensabili per singoli soggetti!".
Perchè il nome 'Lentamente'? "Lentamente" è derivato dalla lettura della poesia "Lentamente muore" di Martha Medeiros. Stavamo cercando un nome e non riuscivamo a trovare qualcosa che ci rappresentasse appieno. Lentamente è un termine capace di raccontare la difficoltà di un percorso di ritorno alla terra ed al sud. O, anche, la lentezza con la quale riusciamo a incamminarci su percorsi di cambiamento, uscendo dai luoghi comuni e dalle consuetudini. Lentamente, a volerci quasi imporre una vita condotta a ritmi umani, che rispetti noi stessi, l'ambiente e le persone che verranno coinvolte. Un avverbio che racconta il nostro approccio alla vita e le nostre aspirazioni". Filiera corta, ecosostenibilità: qual è il valore concreto di queste parole, per voi? "Ritengo siano termini spesso abusati. Oggi tutto viene declamato come sostenibile. Purtroppo abbiamo perso il senso di tale concetto, dato che la sostenibilità è la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto ad un certo livello indefinitamente. Per tale ragione viene descritto dalle scienze economiche ed ambientali come un insieme di processi capaci di soddisfare esigenze presenti senza compromettere la soddisfazione delle stesse esigenze in futuro. Ma oggi tutto viene pubblicizzato come sostenibile: macchine, energie, viaggi e così via. Sembra più una questione di marketing che non di sostanza! Il concetto alla base del nostro progetto e', piuttosto, quello di un basso impatto ambientale e sociale. La filiera corta è uno strumento che riteniamo essenziale per la riuscita del nostro progetto: sia per la capacità di generare un reddito maggiore per il produttore, sia per la sua capacità di creare reti, relazioni e processi partecipativi che spesso valgono più del bene scambiato". Chi siete e quanti siete, voi di 'Lentamente'? "Ad oggi siamo sette soci, di cui cinque originari della provincia di Benevento. Persone che hanno fatto percorsi che le hanno portate a vivere in grandi metropoli per periodi più o meno lunghi, per ragioni di studio o di lavoro. Abbiamo formazioni diverse e diverse esperienze nel lavoro della terra. Queste persone hanno poi avvertito l'esigenza di tornare a vivere nel Sannio, luogo ricco di sfumature e possibilità di cambiamento. Questi soggetti condividono il concetto del ritorno alla terra come strumento di emancipazione e sperano di essere in grado di riuscire in un progetto ambizioso. Abbiamo tanto da imparare in ambito agricolo, ma anche tanto entusiasmo e voglia di apprendere". Bene! Allora dimmi com'è possibile sostenervi? "I modi sono diversi: stiamo cercando mezzi agricoli, un trattore, attrezzi, arnie, ecc... dismessi, dato che abbiamo pochissima attrezzatura e gli scarti di qualcuno sono spesso l'oro di qualcun altro. Ci sono in giro molte aziende abbandonate o ereditate da chi non pensa di lavorare la terra per vivere e, al loro interno, ci sono spesso beni che potrebbero essere riutilizzati da chi ne ha esigenza concreta: in questo caso, noi. Ho avuto delle esperienze bellissime a Roma, dove siamo riusciti a mettere in piedi una cucina industriale attrezzata con i beni dismessi da hotel e ristoranti che si rinnovavano o chiudevano. Beni che, sul mercato, non avevano valore ma che, per noi, sono diventati fonte di sostentamento. Cerchiamo relazioni con soggetti con cui condividere progetti sociali e didattici, soggetti a cui chiedere finanziamenti (vedi fondazioni, enti ed istituzioni). Ci piacerebbe avviare dei lavori con le scuole, anche all'interno degli stessi plessi scolastici, realizzando orti o progetti di educazione ambientale o alimentare. C'e' un'aria di cambiamento, e noi la avvertiamo tutta!". Quali sono i vostri progetti per il futuro? "I nostri progetti prevedono di fare produzioni agricole tramite la metodologia biodinamica. Stiamo seminando grani antichi e avvieremo al più presto altre produzioni. Una volta dato il via al progetto agricolo ci concentreremo sulla realizzazione di una fattoria sociale vera e propria: speriamo perciò di coinvolgere le istituzioni locali, l'associazionismo ed i cittadini che vivono qualche forma di disagio. L'agricoltura è un mezzo incredibile di inclusione sociale, come tanti studi scientifici ormai attestano. Facendo agricoltura sociale, speriamo di creare, assieme agli altri soggetti già operanti sul territorio, una rete ecosolidale locale, che possa toccare un alto numero di ambiti: welfare, cultura, alimentazione ed animazione territoriale. Perché riteniamo che sia la qualità della vita di un luogo a valorizzarne i prodotti, l'arte e le bellezze naturali". Cosa ne pensi del crowd funding? "Una delle prossime azioni che faremo sarà il lancio di una campagna di crowdfounding che troverete al seguente link: http://www.produzionidalbasso.com/pdb_3197.html. Stiamo sostenendo tante spese di natura burocratica che tolgono risorse al nostro progetto agricolo. Ma noi non ci arrendiamo!". T.B.

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