"Voglio essere poeta, e lavoro a rendermi Veggente: lei non capirà affatto, e io non sono quasi in grado di spiegarle. Si tratta di arrivare all'ignoto attraverso lo sregolamento di tutti i sensi. Le sofferenze sono enormi, ma bisogna essere forti, essere nati poeti, e io mi sono riconosciuto poeta. Non è affatto colpa mia. E' falso dire: Io penso: si dovrebbe dire mi si pensa. - Scusi il gioco di parole. IO è un altro. Tanto peggio per il legno che si ritrova violino...".
A.Rimbaud a Georges Izambard
Bisogna intedersi. Se gli "io" sono le voci mentali che continuamente parlano nella nostra testa, dotate di una loro apparente autonomia e spontaneità.
RispondiEliminaRipetono continuamente vari nastri pre-registrati, indossando diverse personalità precostituite... oppure no.
D'accordo. Individuare - nella moltitudine - l'io che canta veramente, è cio'che può fare un poeta. O un illuminato. O un santo. Che poi è lo stesso.
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