Sofia Ekaterina di Russia, una lettera a Grimm
Un ritratto di Caterina II di Russia, già sessantenne |
"Caro Grimm, mi sento sfinita, ho mani e piedi gonfi, non vedo bene.
Ho appena sfamato gli uccelli, li guardo posarsi sul davanzale della mia finestra ogni mattina.
Uno svolazzo, un battito d'ali, spargo briciole di pane in attesa che arrivino.
Sono diventata romantica.
Sono una donna sola.
Poi, stamane, un colpo di vento ha spalancato le imposte e il freddo che saliva dalla Neva m'ha stretto il cuore. Per un lungo istante mi sono vista riflessa nei vetri: il mio viso senza più contorni, le guance smorte. Non ti piacerei, mio caro Grimm, sono diventata una vecchia donna senza fascino.
Allora ho chiuso in fretta i battenti e mi sono detta: 'Presto sediamoci, facciamo il punto, ricominciamo'.
Così, ho deciso di scriverti.
Da quella volta, dal giorno del mio sessantaduesimo compleanno, non ho portato più i capelli sciolti sulle spalle.
Un taglio netto, un addio al passato, diresti tu.
La mia vita, il cuore della mia vita, è quasi tutto andato (i miei capelli lunghi, che gli amanti tormentavano! Ridevi di me, Grimm).
E il piacere fisico scoperto tardi, a quarantacinque anni, tra le braccia di Grigorij, nei fumi del bagno turco dove mi possedeva, immorale come solo lui sapeva essere.
Ti immagino seduto in poltrona, in camera da letto, mentre sorseggi un bicchiere di kvas: mi sembra di vederti e so che capirai, capirai, mio vecchio amatore di donne.
A Grigorij - lasciami raccontare, allora - sono stata molto grata per tutta quell'inutile passione, almeno finché è durata. Neppure un giorno, dopo, senza l'amore o ciò che mi sembrava di saperne; anche quello, riconoscente, per i giovani del corpo di guardia. Ad alcuni di loro ho insegnato a scrivere: se ci pensi, tra scrivere e fare l'amore non c'è molta differenza, si tratta sempre di andare a cercare qualcosa che è nascosto nel profondo. Poi questo corpo ha ceduto; non succede mai così rapidamente come vogliamo credere, no? È una lenta resa.
A Grigorij - lasciami raccontare, allora - sono stata molto grata per tutta quell'inutile passione, almeno finché è durata. Neppure un giorno, dopo, senza l'amore o ciò che mi sembrava di saperne; anche quello, riconoscente, per i giovani del corpo di guardia. Ad alcuni di loro ho insegnato a scrivere: se ci pensi, tra scrivere e fare l'amore non c'è molta differenza, si tratta sempre di andare a cercare qualcosa che è nascosto nel profondo. Poi questo corpo ha ceduto; non succede mai così rapidamente come vogliamo credere, no? È una lenta resa.
Ma io non sono donna da rimpianti, lo sai. Ho vissuto tutto fino in fondo.
Ora, però, non dirmi che la vecchiaia è un bene, perché rende saggi. Sono stata vecchia quando ero molto giovane e, ora che sono anziana, mi manca questa possibilità di godere.
Vedi com'è? Nessun desiderio è contemporaneo a se stesso.
Gli occhi mi bruciano, adesso. Debbo posare il pennino e far riposare le mani. Sono stata sbrigativa, non avrei voluto, la verità è che non sto bene. Manca poco. Ti lascio, dunque, mio caro, mio splendido amico.
Passerà anche questo inverno, e non mi troverà più. Tu ricordati di me".
Gli occhi mi bruciano, adesso. Debbo posare il pennino e far riposare le mani. Sono stata sbrigativa, non avrei voluto, la verità è che non sto bene. Manca poco. Ti lascio, dunque, mio caro, mio splendido amico.
Passerà anche questo inverno, e non mi troverà più. Tu ricordati di me".
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